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Energia: un progetto mancato

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In campo energetico nel nostro paese esistono contraddizioni e problemi che fanno dell'Italia una delle nazioni europee dove l'energia costa di più e dove se ne importa di più, spesso di provenienza da quel nucleare che noi (giustamente) abbiamo rifiutato. Il nostro paese dopo la morte di Enrico Mattei non ha mai attuato una vera strategia energetica e meno che mai ha approntato piani a breve, medio e lungo termine, unica eccezione la decisione di metanizzare la penisola in seguita alla crisi petrolifera del 72.

Eppure il paese aveva tecnologie e centri di ricerca nel campo energetico di elevatissimo valore, ma non ha mai pensato di sfruttare questi risultati, anzi spesso li ha venduti o dismessi per pochi soldi. Per fare un esempio, ENi che deteneva in Italia il monopolio della energia primaria (i combustibili) e ENEL, monopolista fino ad ieri dell'energia elettrica, non si guardavano in faccia e non dialogavano per niente, al massimo avevano scambi commerciali per acquisto energia elettrica la prima e vendita di combustiili la seconda. Questo si è ripercosso pesantemente su investimenti e progetti che inevitabilmente dovevano essere sinergici tra la parte legata alla energia primaria e quella secondaria, come è l'energia elettrica.

Diciamo che il sistema ha tirato e continua a tirare alla meno peggio. Di certo in Italia però abbiamo una infrastrutturazione nel settore delle centrali elettriche che sino a non molti anni fa non era abbastanza avanzata. Ma ha retto perchè all'interno di ENEL per molto tempo si sopperiva ai passivi delle ente con un aumento delle tariffe, regolarmente autorizzate dai vari governi, cui poi non era raro aggiungere anche qualche aumento per terremoti, oppure per contenere il fabbisogno finanziario dello stato. E' successo così che dalla seconda metà degli anni 70 in Italia abbiamo il prezzo più elevato d'Europa del kwh. L'Eni da parte sua ha il monopolio o quasi dei combustibili liquidi, dell'energia per trazione e soprattutto con quello assoluto del gas metano, limitato solo da qualche anno.

Arriviamo ora alla Sardegna. Dietro il termine energia di fatto si cela in ogni territorio del mondo un sistema energetico creato in funzione di ciò che disponi nel territorio, se ne deduce quindi che il non avere il metano ha creato tutta una serie di fenomeni chiamiamoli moltiplicativi che fanno inevitabilmente lievitare le bollette per famiglie e imprese.

"Esempio tipico è quello che ancora oggi accade in moltissime famiglie sarde che hanno riscaldamento a gasolio, boiler elettrico e bombola di gpl, il peggiore dal punto di vista termodinamico. Tre tipi di combustile con tre costi diversi e sempre in aumento. Se ciò non bastasse con l'inizio della stagione fredda inevitabilmente si aggiungono le speculazioni di mercato che nel caso della Sardegna pesano parecchio perchè siamo i primi consumatori di gpl d'Italia e ai primissimi posti per il gasolio da riscaldamento.

Da questo sistema perverso ne deriva che noi in Sardegna siamo in assoluto e continuativamente i più grossi consumatori di energia elettrica per usi civili, che è l'energia che in assoluto costa di più perchè è ottenuta per trasformazione industriale dei combustibili primari.

Se quanto ho detto a proposito della energia delle famiglia lo applichiamo all'artigianato, o ancora peggio alle industrie la penalizzazione è enorme, perchè gli artigiani sono costretti ad acquistare macchinari alimentati prevalentemente a energia elettrica. La cosa poi diventa drammatica nelle grandi industrie soprattutto se sono energivore, perchè non essendoci il metano le loro centrali sono alimentate a olio combustibile, con rese inferiori e soprattutto con grossi investimenti per poter rispettare le norme antinquinamento.

Questo è il vero motivo della fuga della grande industria dalla Sardegna, nel caso del petrolchimico di Porto Torres, esempio, il sistema fletteva pesantemente già nel 1984, mentre eravamo competitivi con gli altri stabilimenti in tutte le altre voci di costo. E' chiaro che non essendo intervenuto in nessuna maniera alcun correttivo il sistema è andato sempre a peggiorare fino a crollare con l'inizio della crisi.
Vorrei infine dire una cosa per i caseifici, come tutti sanno un caseificio è un grosso consumatore di energia, certamente la presenza del metano avrebbe dato loro una grossa mano, a me in tutti questi anni che ho seguito il problema energetico della Sardegna, non mi capitato mai di vedere rappresentanti dei settore caseario, nemmeno delle coop, a dibattiti, tavole rotonde e cose simili, meno che mai ascoltato lamentele da parte di essi in interviste. Il che mi ha fatto pensare che questi signori abbiano sempre scaricato sul prezzo del latte, quindi sui pastori le inefficienze energetiche.

Tutto questo perchè si è verificato in Sardegna? Semplice non abbiamo mai voluto porre fine al tormento carbone del Sulcis.

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