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Ollolai. Luciano Piras: "Dopo 30 anni nelle carceri si soffre in silenzio perchè manca la voce di un don Bussu".

Presentato questo pomeriggio l'ultimo libro del giornalista-scrittore.

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Ollolai. Era in prima fila don Salvatore Bussu. E lo è rimasto fino alla fine. Non è voluta mancare nella sua Ollolai alla prima del libro dell’allievo Luciano Piras. Che parla proprio di lui: I terroristi sono miei fratelli. Don Bussu, il cappellano che piegò lo Stato (Andel@s edizioni). Del prete giornalista che nel dicembre del 1983 non esitò a schierarsi dalla parte dei terroristi rinchiusi nel carcere di Badu e carros, dimettendosi dall’incarico di cappellano. Lo fece per sostenere quella battaglia, “giusta”, di quegli uomini che chiedevano di essere considerati tali “nonostante tutto”. E che per questo erano in sciopero della fame, “intenzionati ad andare fino in fondo”. E don Bussu non poté stare in silenzio. Non era da lui. E pur consapevole del forte gesto, non esitò a prendere una posizione forte “per dar voce a quei giovani costretti a vivere in condizioni disumane circondati dal silenzio”. Gesto audace, ma razionale, tant’è che a distanza di trent’anni “lo rifarei” ha detto al giornalista-scrittore che lo intervistava. Il suo gesto fece rumore “e rappresentò l’input per cambiare la legge sulle carceri ferma dal ‘75” ha ricordato l’autore del libro. Nell’86, infatti, fu approvata la legge Gozzini che affermava la funzione rieducativa della pena. Per la presentazione promossa dall’amministrazione comunale di Ollolai, in collaborazione con la biblioteca Satta, c’era il pubblico delle grandi occasioni. Non è voluto mancare neppure il vescovo di Nuoro, Mosè Marcia. L’ampia sala convegni dell’orto botanico era piena. Coordinati dal giornalista Giacomo Mameli, dopo i saluti dei padroni di casa (il sindaco Marco Columbu e l’assessore alla Cultura Francesco Barone) sono intervenuti i relatori: gli ollolaesi Tonino Bussu e Carlo Felice Casula. Unico assente (giustificato) padre Francesco Morittu, che il programma prevedeva tra i relatori. Ha concluso l’autore Luciano Piras che orgogliosamente si è definito “allievo di don Bussu, che pubblicò il mio primo articolo nell’Ortobene quando avevo 16 anni”. Nel libro I terroristi sono miei fratelli “ho voluto rileggere, a distanza di trent’anni, quell’avvenimento”. La conclusione amara dello scrittore “è che oggi manca un don Bussu. Abbiamo delle carceri super affollate che ospitano oltre 20 mila detenuti più del previsto: 66 mila contro le 40 mila previste. Sono stipati come sardine e nessuno ne parla, forse perché i carcerati non portano voti”.  

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