La cosa che le fa più arrabbiare è il voto segreto, l’aver votato a volto coperto, non assumendosi le proprie responsabilità. Le donne barbaricine che ricoprono ruoli istituzionali non l’hanno proprio digerito il voto di giovedì sera in consiglio regionale che ha affossato la possibilità per gli elettori sardi di poter esprimere alle prossime elezioni la doppia preferenza uomo-donna. “Adesso è importante fare rete e mantenere alta la guardia, non può cadere nell’oblio anche questa ‘porcata’” dice senza giri di parole Salvatora Mulas, assessora del Comune di Fonni che avrebbe voluto conoscere i nomi dei 40 consiglieri che hanno votato l’emendamento. E sia chiaro, nessuna cerca scorciatoie o privilegi. Anzi, sono tutte contrarie. “E’ la Costituzione che parla di parità di genere, non stiamo chiedendo favori a nessuno” (Mulas). “La realtà è sotto gli occhi di tutti. Nel 2013 non siamo ancora pronti per la parità di genere” dice Annalisa Lande, assessora a Orani, “per questo ben vengano le iniziative che sblocchino questa situazione”. Stefania Piras, sindaca di Oniferi, esprime il concetto con un esempio che ci fa capire il significato di quel voto. “Prima della legge era per tutti normale fumare dentro i locali pubblici e addirittura a tavola. Oggi la normalità è che non si fuma, anzi ci meravigliamo (anche i fumatori) del contrario. La stessa cosa sarebbe avvenuta con la doppia preferenza. Fra dieci anni ci saremmo scandalizzati nel vedere un consiglio regionale composto da 73 uomini e sole 7 donne. A volte sono le leggi a cambiare la cultura e farci capire qual’è la cosa giusta”. Ma forse questo qualcuno l’aveva già capito ed ha pensato bene di lasciare le cose come stanno. “Pur essendo contraria a farlo per legge, ritengo che ora sia necessario farlo – aggiunge - perchè siamo governati da una classe politica non rappresentativa della società, maschilista e senza dignità. Ci costringono ad unire le forze e votare alle prossime elezioni una donna”. Giovanna Busia, presidente del Bim Taloro è arrabbiata e delusa. “Sono basita. Questa è un’ingiustizia sociale. Ma di cosa hanno paura? Si sono addirittura dovuti nascondere dietro l’anonimato. Le donne svolgono tutte le mansioni perchè non quelle istituzionali? Nonostante tutto, questa volta ci ho sperato fino alla fine, ha vinto ancora una volta l’attaccamento alla poltrona. I risultati della doppia preferenza li ha spaventati”. “Siamo state penalizzate ancora una volta in modo subdolo” attacca anche l’assessora di Gavoi Elena Mastio. “La presenza delle donne nelle istituzioni è un beneficio per la società non un privilegio personale. La doppia preferenza serve perchè le donne devono fare ancora tanti passi in avanti per conquistare la parità dei diritti. In Comune – prosegue la giovane amministratrice - abbiamo la fortuna di non avere questi problemi. In Giunta, dove siamo tre donne, sta emergendo da parte nostra una visione diversa, un modo diverso di relazionarci”. Benefici che conferma anche Paola Silvas, vicesindaco di Orani “aldilà di quanto si dice, nella nostra maggioranza tra donne facciamo squadra, e c’è molta più intesa”. Nel merito del voto è delusa. “E’ la dimostrazione che viviamo in una società a guida monogenere che ha paura delle donne, del suo modo di fare e di pensare. Non sottovaluterei quel voto regionale perché è un gesto molto grave, fatto a tradimento in un tempo in cui la violenza sulle donne è ancora una piaga. Le istituzioni sono sempre un esempio, nel bene e nel male”. Non è meno morbido il giudizio di Anna Casula, consigliera di maggioranza a Ollolai: "E' stata una carognata. Si trattava di un'opportunità, dare alle donne pari diritti. Poi alle elezioni sarebbero stati comunque gli elettori a decidere. Un vero peccato, spero che martedì il consiglio si ravveda e faccia un passo indietro". Tra i mille impegni in cui si ritrova a barcamenarsi la neo-sindaca di Sarule Mariangela Barca (in questi giorni impegnata anche con gli esami di maturità), non si tira indietro neppure lei nel dire la sua: “Sono senza parole. Ancora una volta si è deciso di votare contro il cambiamento”.