E’ polemica durissima fra il sindaco di Oristano Guido Tendas e un gruppo di sostenitori della Zona franca che hanno chiesto le sue dimissioni. All’origine della contestazione un intervento di Tendas a Bruxelles in cui – oltre che a prendere le distanze dalla mozione approvata dal Consiglio comunale oristanese – avrebbe “offeso la storia e la città di Eleonora”, rispolverando artatamente le “false Carte di Arborea”. Su questa questione vorrei soffermarmi mentre consegno la narrazione sulla Zona Franca agli esperti. Sotto la denominazione impropria di “Carte d’Arborea” si raccoglie un insieme di pergamene, di codici cartacei e di documenti (una quarantina di testi di varie dimensioni, attualmente custoditi quasi tutti nella Biblioteca universitaria di Cagliari, riguardanti il periodo dal VI al XV secolo, ovvero dalla dominazione romana al Medioevo) che, a partire dal 1845 vennero offerti in vendita dal frate Cosimo Manca del Convento di santa Rosalia in Cagliari. Il frate ne asseriva la provenienza dagli Archivi dei re-Giudici d’Arborea di Oristano, da qui il nome di Carte di Arborea. Che comunque – è bene sottolinearlo – niente a che fare hanno con la Carta de Logu della regina-giudicessa Eleonora d’Arborea. La prima pergamena (conosciuta come Pergamena di Arborea) fu offerta allo storico sardo Pietro Martini proprio nel 1845 che la pubblicherà un anno dopo, nel 1846. La raccolta definitiva delle Carte fu pubblicata nel 1863. Sottoposte a una équipe di esperti costituita da accademici dell’Università di Berlino – fra cui il grande storico ed epigrafista Theodor Mommsen – sulla base di una rigorosa analisi intrinseche (scrittura, inchiostri e materiali scrittori) e di ragioni estrinseche (caratteri filologici e storici) ne fu decretata la falsità. Tutto a posto, allora? No, per niente. Quei falsi – ha sostenuto lo scrittore Natalino Piras – interpretano lo spirito dei Sardi più di qualsiasi «tradizione storiografica europea». Ne costituiscono il romanzo storico, come giustamente dice lo storico Manlio Brigaglia, ma allo stesso tempo svelano quanto di falso, compresso, abraso, cancellato, manipolato, imposto con forza ci sia nella tradizione storiografica che si occupa di Sardegna. In altre parole sono certo dei “Falsi” che però raccontano dell’Isola e della sua civiltà politica e letteraria, più verità di quanto non ne racconti la storia ufficiale narrata dai “vincitori”.