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CAPUT ANNI CAPITANNI

di Natalino Piras

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Sarà un mese impegnativo. Lo è sempre stato, l’inizio del tempo dei patti agrari, “il capo dell’anno”. Nemmeno un secolo fa nella società pastorale i bambini strappati alla scuola per andare sotto padrone ricevevano come ingaggio un paio di scarponi e qualche straccio di vestito. Avrebbero lavorato 24 ore su 24, notte e die, per accudire e difendere un gregge che non gli apparteneva. Settembre è stato sempre un mese di scatenamento di guerre. “Punire Assad” dicono i media occidentali a giustificare l’imminente attacco aereo sopra la Siria. Tutti, e uomini e donne e bambini, saranno puniti. Tranne Assad. Ci fu un 11 settembre, nel 2001. Le migliaia di vittime delle Torri gemelle newyorkesi erano innocenti alla stessa stregua dei pitzinnos pastores affamati dai padroni ricchi, mandati a contrastare ladri e abigei. Erano incolpevoli come gli uomini le donne e i bambini siriani che periranno sotto le bombe, neppure chimiche. Che immane ipocrisia è la guerra. La moltiplicazione di tanti patti, agrari e no, che legittimano schiavitù, sfruttamento, differenza di razza e di classe. Ci fu un 8 settembre 1943, in Italia. Provocò lo sbandamento degli eserciti di uno che si chiamava duce. La guerra continuò. Ma nello sbandamento ci fu chi scelse di prendere le armi per difendere il diritto alla sopravvivenza. Fu partigiano di libertà. Di questo faremo memoria.

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