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“Lingua blu": la disperazione di un pastore

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Nel 2000 eravamo ragazzini e 13 anni sono pochi per capire che succede intorno a noi e, soprattutto, che i sacrifici del proprio lavoro e la fatica stanno sfuggendo via a causa di una strana e terribile malattia dal nome quasi buffo "LINGUA BLU".

Vedi i tuoi genitori tristi, ma tu ancora non capisci, sai solo che questa malattia arrivata dall'Africa (chissà perché poi arrivano sempre dall'Africa), ti sta ammazzando tutte le pecore, la nostra unica fonte di sostentamento e ti chiedi come sia potuto accadere solo oggi dopo diecimila anni di allevamento ovino in Sardegna, ma quando sei un ragazzino risposte non ne hai. Passate l'annata con le pecore sopravvissute, è stata una bella botta, ma siamo forti noi pastori, sappiamo sempre ricominciare, rimboccarci le maniche e andare avanti e vedi le pecore di nuovo in forma, certo forse un po’ ammaccate, ma anche loro sono forti e dalla notte dei tempi non ci hanno mai abbandonato e noi, con cura e dedizione, ci prendiamo cura di loro.

Ecco che arriva il veterinario, sono arrivati i vaccini per la “lingua blu” dicevano, sono obbligatori, ti minacciano di non autorizzare più nessuna vendita di pecore o agnelli, e noi pastori sardi un po’ perplessi lo facciamo. Pessima scelta: le pecore stanno molto peggio di quando è arrivata la malattia vera e propria, una vera ecatombe. E tu, con la tua impulsività di adolescente, giuri di odiare per sempre la categoria dei veterinari ASL, tanto che l'anno seguente con la foga dei tuoi 15 anni mandi via in malo modo il veterinario che voleva farti rifare il vaccino.

Passano gli anni e la lingua blu è un lontano ricordo, tu che hai scelto questo lavoro ormai sei uomo. Non ti da grandi guadagni, ma ti piace e senti che è l'unico lavoro che potresti fare. Certo ti guardi intorno e ti senti una mosca bianca, sono pochi i tuoi coetanei che hanno fatto la tua stessa scelta, ma che importa anche se sei l'ultimo: questa è la tua vita.

Il latte pagato sempre troppo poco, il costo degli alimenti per le pecore che sale alle stelle per via dei soliti speculatori internazionali, il prezzo del gasolio e dei concimi che aumentano di giorno in giorno, ma tu hai sempre quell'orgoglio che è il tuo gregge, che se lavora bene ti ha sempre campato, anche se devi fare 100 ore a settimana per un guadagno di certo non proporzionato al lavoro. Ma, dallo scorso anno, torna l'incubo “lingua blu”. Le pecore di nuovo malate e ora puoi capire bene cosa si prova, vedi il tuo lavoro cadere a terra come cade la pecora febbricitante, ti senti impotente e non sai che fare. Puoi solo aspettare che passi e ti promettono soldi per il rimborso delle pecore morte e del mancato reddito. Noi pastori non abbiamo la cassa integrazione, ma il rimborso tarda ad arrivare e non sarà di certo congruo rispetto danno subito, aborti che quindi ti fanno perdere un anno perché una pecora che non partorisce non fa né agnello né latte e quindi niente reddito, agnelli rachitici con conseguente peso inferiore al macello e un calo del latte del 20%, per una perdita totale stimata sulle decine di migliaia di euro per una sola annata.

E’ stata un'annata più fallimentare del solito e ora che a settembre fai i conti del tuo bilancio, vedi già che la nuova annata si sta dimostrando peggio della precedente. Un'altra ondata di lingua blu e di nuovo le pecore a terra. Certo siamo forti noi pastori, ma stavolta sarà più dura del solito. Vorremmo non dover chiedere nulla alla politica e ai nostri governanti, vorremmo continuare ad essere il luogo in cui si concentra il 3% della produzione del latte ovino mondiale (l'intera Cina fa solo il 12% ), vorremmo solo un po’ più di rispetto e di attenzione e, soprattutto, vorremo che la smetteste di farci arrivare queste malattie da chissà quale Africa. 

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