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Il rito del petìre tra tradizione e triste attualità

di Natalino Piras

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Si avvicina il tempo dei Santi e dei Morti e vuole tradizione che in molta parte dell’Europa si rinnovi il rito del “petìre”, chiedere di casa in casa. Prima si davano frutta secca e dolci in maniera particolare. Oggi, chi riesce a superare fastidio e indifferenza, mette da parte qualche mucchietto di spiccioli da distribuire ai bambini quando busseranno alla porta. Ma non ci sono solamente i bambini, l’indifferenza e il fastidio a intaccare il senso del chiedere e del dare: che poi tra i Santi e i Morti era sino alla fine dell’anno un rito di scambio di doni. Oppure una legittimazione dell’elemosina a chi ne aveva bisogno. Oggi “petìre” e “limusìna” tornano con più insistente immagine a stravolgere la tradizione. Le strade, da Cagliari a Cracovia, per dare un’idea di spazio-tempo, si affollano sempre più di petitores, mendicanti. Sembrano fantasmi ma sono invece persone in carne e ossa di un Medioevo ritornante, quello dei tempi più bui. Nessuna scelta di vita di fare i petitores. È la contingenza a incrementarne il numero. Era da bambino che non vedevo vecchi a chiedere l’elemosina. Invece l’altra mattina, agli inizi del Corso di Nuoro, ci sì è presentata una donna anziana che aveva un cartello appeso al collo con su scritte tante parole. A principio un verbo e un soggetto: “Sono una nonna”. Cosa terribile. Sia una possibile mozione di pietà . Sia possibili moti di stizza pensando alle strategie per sollevare compassione. Regrediamo ogni giorno di più.

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