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Riflessione di un torpeino. "Perchè la politica sarda ignora i bisogni dei sardi"

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Mi ha impressionato la concretezza delle affermazioni del papa cosi riassunte”vale piu’ il cemento o la vita ?”… “la cultura del  provvisorio ci taglia la vita” e ai giovani…”andate controcorrente per costruirvi il futuro e usate il coraggio”…..ma anche altri si esprimono in modo esplicito per salvare “la decenza comune” (Orwell) contro la sistematica “mercificazione” dei beni “naturali” e lo spreco delle risorse e l’abuso della terra e del suo paesaggio.Ad oggi ci vuole  una volta e mezzo la superficie terrestre per soddisfare i suoi abitanti e nel 2050 tre volte la Terra.

Per questo S.Latouche avverte che “i bisogni non sono estendibili all’infinito” e propone il “Limite” ….sul quale non si puo’ prescindere dal “problema etico e morale” per cambiare la cultura politica e sociale.La contraddizione odierna della politica nazionale e sarda invece e’ quella di  “essere signori e padroni della natura”(Cartesio) nel modo peggiore andando “a caccia dell’infinito” (G.Pommier).

Leggendo le descrizioni delle alluvioni oggi in Sardegna mi viene tanta rabbia per la vanita’opportunista dei protagonisti della nostra politica….questi giorni scorsi  a Torpe’ con passerella del ministro dell’Ambiente e del Presidente della regione Cappellacci....un classico italiano dopo le catastrofi….Ma per fronteggiare il futuro?

1) La realtà nella quale mi trovo è l’emblema della devastazione del territorio ad opera dell’uomo dal punto ambientale ed urbanistico. In questi decenni tutte le amministrazioni comunali …definibili di sinistra e di destra non hanno avuto la forza e la volontà di pianificare gli insediamenti edilizi e di imporre limiti idrogeologici….Nel contempo non hanno mai effettuato acquisizioni di aree fabbricabili da destinare ai propri cittadini con i requisiti…Cio’ ha spinto tanti a edificare in agro fino a ridosso degli argini del fiume. E’ auspicabile che si cambi registro da oggi in poi e le famiglie colpite vengano sottratte a rischi futuri.

2) Le responsabilità primarie di Cappellacci nella sua filosofia politica non indica niente di buono innanzi tutto perchè, in qualità di massimo Responsabile della Protezione Civile in Sardegna, non ha fatto nulla per evitare queste disastrose conseguenze nonostante un allarme meteo di qualche giorno. Non ha sviluppato alcuna azione di concreta  allerta e di coordinamento con mezzi di soccorso ed informazioni di sicurezza alle popolazioni interessate. Sopratutto per le popolazioni a valle delle dighe, e a Torpè poteva essere ben più grave il numero delle vittime. Se ciò avveniva in piena notte la gente non avrebbe avuto il tempo di scappare. Cosi pure il Consorzio di Bonifica non ha fatto nulla per mettere sotto controllo la sorveglianza di Sicurezza della diga….non una sirena…non una descrizione planimetrica delle condizioni di rischio e azioni di fuga a punti di raccolta predisposti. Doveva esercitare funzioni sostitutive alla Maltauro (Appaltatore) per tenere in piedi il sistema di sicurezza e non se la poteva cavare con lettere burocratiche di sollecito all’impresa.

3) Nonostante lo sforzo del Commissario della protezione civile Cicalò….la domanda è… se la sente di far tornare entro Natale le famiglie di Torpè che abitano in case con gravi rischi di inondazione a fronte di argini colabrodo?

E non sarebbe opportuno avere qui un Centro permanente della Protezione Civile come durante il periodo estivo contro gli incendi? e si cominci a diffondere nelle scuole a tutti i livelli la cultura della Sicurezza come strumento di difesa individuale e collettiva!!! 

Come abitante in questo luogo mi piacerebbe avere risposte  convincenti senza i soliti riti preelettorali con vane promesse e niente fatti.

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