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Confartigianato Sardegna: "Se il Pubblico non paga, le imprese muoiono"

L'allarme dell'Unione Europea.

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Sono 2.829 le piccole imprese della Sardegna (fino a 9 addetti), che hanno la Pubblica Amministrazione fra i tre maggiori clienti; queste rappresentano l'11,7% delle imprese regionali, dato che pone l'Isola al quarto posto assoluto in Italia. E' quanto emerge dal Dossier dell'Ufficio Studi di Confartigianato "I debiti della Pubblica Amministrazione al tempo del credit crunch", che analizza i dati Istat al tempo della stretta creditizia. Tra le aziende che lavorano con la P.A. sarda, in primis le costruzioni (21,3%), poi le global services (10,8%), le industriali (10,2%) e quelle commerciali o che effettuano servizio di riparazioni (7,4%). Nelle province sarde, le imprese di Carbonia Iglesias sono 142 (il 9,6% del totale aziende del territorio), di Cagliari 1175 (13,3%), del Medio Campidano 149 (l'11,55), di Nuoro 338 (16,9%), dell'Ogliastra 83 (10,5%), di Olbia Tempio 244  8,2%), di Oristano 133 (6,4%)e di Sassari 564 (11,9%). "Questi dati dimostrano come la vita di buona parte delle piccole imprese sarde, dipenda dai tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione - afferma Luca Murgianu, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna - ricordiamoci che, già all'inizio del 2012, nella nostra isola occorrevano 116 giorni di media per saldare le fatture. E questi ritardi generavano, indirettamente, ben 100 milioni di euro di interessi passivi e more da pagare da parte delle imprese verso banche o fornitori". "Nel 2012, la Pubblica Amministrazione italiana - continua Murgianu - ha impiegato circa 170 giorni di media per saldare le fatture, il 178,7% in più rispetto allo standard europeo (109 giorni in più). Tenendo conto che le fatture, secondo la Direttiva Europea, dovrebbero essere pagate entro 30 giorni, questo ritardo costa alle imprese fornitrici italiane ben 2,2 miliardi di euro". "La liquidazione dei crediti dovuti dalle pubbliche amministrazioni italiane alle imprese - continua Murgianu - pare sia addirittura inferiore a quanto previsto dal Governo". Infatti, alla fine del 2013, dei 27 miliardi di euro stabiliti come obiettivo ne sarebbero stati versati solamente 20-22. Tra le cause del ritardo, ci sarebbe la difficoltà a certificare i crediti delle imprese. Resta il fatto che, per ora, l'Italia è riuscita ancora una volta ad avere  addosso gli occhi puntati di Bruxelles. "Non avendo dati dalla Sardegna, dopo l'allarme lanciato dalla nostra Associazione nel mese di maggio dello scorso anno, sulla trasparenza dei pagamenti in Sardegna - conclude il Presidente di Confartigianato - oggi, dopo che il Vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, ha paventato il rischio dell'apertura di una procedura di infrazione o, in ogni caso, di una misura inflattiva nei confronti dell'Italia per mancati pagamenti, rilanciamo la forte esigenza delle imprese di veder soddisfatti i propri diritti. Non si può chiudere a causa dello Stato e la bilancia è troppo sbilanciata verso i doveri a scapito dei diritti". Secondo quanto affermato da Tajani, il nostro Paese, con la direttiva sui ritardi nei pagamenti, non solo non si è adeguata ai tempi imposti dall'Europa, ma non è riuscita a farlo mentre gli altri Paesi europei sì. All'inizio di febbraio, quindi, sarà inviata al governo italiano la prima lettera di messa in mora, dove saranno specificate le violazioni. 

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