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Big Carnival

di Natalino Piras

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Pure se non ci sono né aria né clima, oggi è giovedì grasso, uno dei due giorni canonici del Carnevale. Precede il Martedì. Il giorno dopo siamo già alle Ceneri, inizio di Quaresima. Dovrebbe e mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo. Il tempo è sempre più stravolto. Tutto un Big Carnival che è poi il famoso film di Billy Wilder, “L’asso nella manica” in italiano, dove il giornalista Kirk Douglas prolunga l’agonia di un minatore sepolto da una frana per montarci intorno un grande teatro mediatico. Ognuno pensa al proprio guadagno e tornaconto. Da contestazione delle Istituzioni e del Potere, spesso oppressivo, sanguinario – crudel zobia grassa della furia contadina contro i feudatari nel Friuli del 1511 – il Carnevale è passato a un gioco di accomodamenti, di accettate maschere. Ce ne sono pure di simpatiche. Come quella che abbiamo visto a Roma, ai Fori Imperiali, sabato scorso: una perfetta postura di Wojtyla giovane, stessa faccia, stesse vesti, stesso tono di voce. Un moneta nel piatto, una foto insieme e via. Come un’eccezione nel big carnival tutto intorno fatto di mimi, musici, gente vestita di arancione sospesa – intuibile trucco – in aria, espressione assorta, come di preghiera. Ma come si fa a pregare nella calca? Solo chi è veramente forte ci riesce. Questo nostro contemporaneo big carnival è popolato di molti mendicanti, di infinita fame. Contraddice l’essenza stessa del Carnevale fatta di grasso e di abbondanza.

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