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Il film dei pastori miglior documentario a Torino

Nel cast anche i barbaricini Tore Concas e Priamo Cottu

a cura della redazione
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Capo e croce, le ragioni dei pastori, il docu-film di Marco Antonio Pani e Paolo Carboni ha ricevuto il premio “Miglior documentario italiano” al festival CinemAmbiente di Torino. L’opera cinematografica girata in Sardegna nel 2010, è un viaggio attraverso il mondo agropastorale sardo e documenta la clamorosa protesta dei pastori per un giusto riconoscimento economico del loro lavoro. Nel cast anche i barbaricini Priamo Cottu e Tore Concas, in prima linea nel fronte della protesta.

Grande la soddisfazione dei registi: “Vogliamo condividere questo riconoscimento per noi importante e significativo con tutti coloro che hanno lavorato e creduto in "Capo e Croce" fin dal principio: l'ISRE Istituto Superiore Regionale Etnografico, la Società Umanitaria - Cineteca Sarda, la Distribuzione Cinematografica TorreFilm, Alessandro Murtas e Gigi Cabras; Mauro Palmas e tutti coloro che hanno collaborato al progetto, il Movimento Pastori Sardi e i nostri fratelli pastori e Moviementu Rete Cinema Sardegna che hanno sostenuto il progetto”. E ancora “soprattutto, vogliamo dividerlo con i pastori protagonisti della vertenza e del nostro documentario: speriamo che anche questa vittoria sia utile a difendere e promuovere in tutta Italia e all'estero "le ragioni dei pastori".

Il festival CinemAmbiente di Torino, giunto alla 17esima edizione, nasce con lo scopo di presentare i migliori film ambientali a livello internazionale e contribuire, con attività che si sviluppano nel corso di tutto l’anno, alla promozione del cinema e della cultura ambientale.

Queste le motivazioni per il premio assegnato a Capo e croce: "Per la capacità di armonizzare la cronaca della protesta con l’evocazione antropologica delle matrici di un popolo pastore, producendo momenti di forte empatia per l’intensità dell’autonarrazione. Per la volontà di restituire centralità a una condizione esistenziale da sempre estromessa dalle culture urbane. Per la qualità di una fotografia in bianco e nero che rivela la dimensione epica di queste figure, protagoniste di un conflitto che ci coinvolge tutti, ma che la politica nazionale tenta di relegare a un problema regionale."
 

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