Il 19 luglio 1964 salivo l’altare della mia parrocchia di Orune (vedi foto) sotto lo sguardo della mia mamma, dei fratelli, parenti e dell’intera comunità. Il babbo, morto l’anno
prima, era ugualmente presente. Partivo così per un pellegrinaggio verso le tappe dei miei 50 anni di prete: Seminario diocesano, Sacro Cuore e Cattedrale, ad Orani, e nel 2000 a Fonni. Il prossimo 19 luglio salirò l’altare di questi ultimi 14 anni portandomi dentro il segreto e il mistero di Dio che ha incrociato la mia vita quando meno ci pensavo. Ho dovuto cedere con fatica alle affettuose insistenze di condividere questo appuntamento anche se avrei preferito, secondo il mio carattere, viverlo nel silenzio e nell’intimità della preghiera. Dall’altare di San Giovanni Battista rivisiterò il mio passato sacerdotale: migliaia di volti di bambini aperti col sorriso, adolescenti al primo rodaggio della vita, giovani tra generosità e stanchezza, genitori nella fatica quotidiana della famiglia, anziani nell’offerta della saggezza impregnata di fede, malati e sofferenti alla ricerca della speranza. Non faccio bilanci della mia vita di prete, perché il mio Capo azienda mi ha insegnato di fare tutto il possibile e poi riconoscere di essere servo inutile. A Lui ho dato pochi pani e pochi pesci e Lui mi ha confuso moltiplicandoli in gioia, speranza, consolazione, luce in tanti fratelli incontrati. Da solo non riuscirò a dire una parola troppo impegnativa: grazie, Signore! Solo con voi riuscirò a dirla a sigillo dei miei 50 anni di prete. Solo con voi potrò continuare a pregare la frase della immagine della mia ordinazione: “Donami, Signore, cuore per tutti!”, perché voi e tanti fratelli incontrati hanno avuto cuore e preghiera per me.