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Scandalo. Il vaccino lingua blu utilizzato per diffondere la malattia

Inchiesta della Procura di Roma

a cura della redazione
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La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un’inchiesta sulla campagna vaccinale contro la lingua blu del 2003 – 2004. L’accusa, pesante, rivolta a due dirigenti pubblici è quella di aver diffuso la lingua blu attraverso l'impiego di un vaccino prodotto nella Repubblica del Sud Africa, senza una sperimentazione che ne valutasse gli effetti indesiderati sugli animali.

Niente di nuovo sotto il sole per molti pastori che già dieci anni fa denunciavano inascoltati e derisi queste anomalie, in particolare dai palazzi della politica regionale dove obliterarono acriticamente i protocolli inviati da Roma via Teramo. 

“L’opposizione dei pastori a quella vaccinazione fu strenua ma purtroppo lasciata alla sola iniziativa di singoli o di gruppi – ricorda il consigliere regionale Efisio Arbau, che dieci anni fa fu tra i promotori della rivolta -. In solitaria e nel silenzio ostile delle istituzioni sarde, il Coordinamento dei pastori sardi propose ricorso avanti il Tar del Lazio per bloccare la vaccinazione ed un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari (procedimento tutt'ora in fase di indagine) per segnalare l'illegittimità e la superficialità della vicenda. Si opposero anche alcuni veterinari Asl, tra i quali Ignazio Piras, che rischiò il licenziamento perché si rifiutò di vaccinare con un protocollo vaccinale assassino come il veleno che hanno iniettato sulle nostre pecore”.

I due dirigenti pubblici accusati di “aver cagionato la diffusione della blue-tongue, per siero conversione da virus vaccinale, provocando ingenti danni al patrimonio zootecnico nazionale” (che sono tra i 41 indagati nell’inchiesta per l’influenza aviaria  tra cui dipendenti del ministero della Salute, dirigenti degli Istituti zooprofilattici sperimentali di Padova e Teramo e manager di aziende farmaceutiche) sono Romano Marabelli, direttore generale del dipartimento Alimenti e Sanità veterinaria del ministero della Salute, e Vincenzo Caporale, direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise.

Oltre all’utilizzo del vaccino, vecchio del 1947, che non avrebbe mai superato collaudi di sicurezza in Europa, fatta eccezione per quelli dell'Istituto zooprofilattico di Teramo, centro di riferimento per le malattie esotiche, a cui nel 2002 l'allora ministro della Salute, Girolamo Sirchia, aveva affidato le indagini, Marabelli è accusato anche, insieme ad altri quattro dirigenti del ministero e tre manager di aziende farmaceutiche, di aver imposto la vaccinazione contro il virus della febbre catarrale su tutto il territorio nazionale; l'acquisto in esubero da parte del ministero della Salute di 3.578.800 dosi di vaccino non utilizzate per le campagne 2006-07, 2007-08, 2008-09, che solo per la Sardegna è stato quantificato in 2 milioni e mezzo di euro

Secondo il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, Marabelli sarebbe stato il capo di questa organizzazione che favoriva “gli interessi della ditta farmaceutica Merial Italia spa attraverso accordi illeciti con i suoi dirigenti. Il tutto in cambio di denaro, viaggi o finanziamenti a convegni o centri di ricerca".

Questa mattina il consigliere barbaricino Efisio Arbau e gli altri tre componenti del gruppo Sardegna vera (Gaetano Ledda, Michele Azara e Raimondo Perra) hanno presentato un'interrogazione al presidente Francesco Pigliaru chiedendo di far valere le ragioni della Sardegna e dei pastori nell'inchiesta.
 

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