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Guardiamo gli occhi dei nostri bambini

di don Pietro Puggioni

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Saranno alti i monti di Fonni, ma non impediranno che le immagini della folle liturgia mozzateste dei terroristi arrivino agli occhi dei nostri bambini, ai quali dovremo dare difficili risposte. Queste non possono scaturire dal nostro silenzio o imbarazzo e tanto meno dalla assuefazione alle immagini quotidiane dei telegiornali. La ferocia dall’Irak e dalla Siria è arrivata non molto lontano da noi, in Algeria, che si affaccia al Mediterraneo come la nostra Isola. La risposta non può essere educazione all’odio verso quei volti lontani o al sospetto che ogni extracomunitario che incon-triamo sia possibile emissario del progetto terroristico. Anche perché nel Dna barbaricino è più istintivo l’odio che la razionalità o il perdono. Gli occhi dei nostri bambini, movimentati dai primi giorni di scuola, dai primi allenamenti sportivi, dalla ripresa del catechismo e dalle varie offerte associative, ci raccontano la loro domanda di bene, di bellezza, di felicità. Non possiamo andare nei campi di battaglia, ma neppure rassegnarci all’impotenza. Dobbiamo diventare con i nostri bambini pellegrini della bellezza delle montagne, dei boschi, delle stelle; pellegrini della vita presso le culle dei neonati, i letti dei malati, i paesaggi dei giovani; pellegrini della speranza dentro quel Vangelo che fa fiorire e cambiare il cuore dell’uomo , e davanti al Crocifisso dove l’abbraccio dell’amore e del perdono può fermare la deriva che spegne la luce originaria della dignità umana.

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