La Coldiretti ha accolto con un grande sospiro di sollievo l’entrata in vigore dell'obbligo del tappo antirabbocco per tutti i contenitori di olio extra vergine di oliva serviti nei pubblici esercizi, secondo quanto previsto dalla legge europea 2013 bis approvata dal Parlamento e pubblicata sul supplemento n.83 della Gazzetta Ufficiale 261.
“Una norma anti truffa che giunge al momento giusto e che salvaguarderà le nostre produzioni soprattutto in annate come quella di quest’anno in cui la produzione sarda e della Penisola è calata del 35 per cento mentre le importazioni nella Penisola sono aumentate del 45 per cento dall’inizio dell’anno” è il commento del presidente e del direttore regionale Battista Cualbu e Luca Saba che nei giorni avevano invocato l’applicazione proprio di questa legge salva olio, che contiene misure di repressione e contrasto alle frodi e di valorizzazione del vero Made in Italy.
Si tratta di una misura di trasparenza per evitare che le vecchie oliere in bar, mense, ristoranti e pizzerie vengano riempite o allungate con prodotti stranieri e spacciati per italiani, come purtroppo spesso avviene.
Secondo il provvedimento, gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l'esaurimento del contenuto originale indicato nell'etichetta. La legge prevede anche sanzioni per chi non userà oliere con tappo antirabbocco che vanno da 1 a 8mila euro e la confisca del prodotto.
“Le novità per il prodotto simbolo della dieta mediterranea - precisa la Coldiretti - non si fermano, però, al tappo antirabbocco, in quanto è prevista anche una più accentuata rilevanza cromatica rispetto all’etichettatura degli oli che siano prodotti con miscele provenienti da uno o più Stati, così da mettere in guardia il consumatore sulla diversa qualità e composizione merceologica del prodotto”.
Va detto anche che le modifiche introdotte nel corpo della cosiddetta legge salva-oli ne assicurano ora la più ampia operatività richiedendo a tutti gli organi di polizia giudiziaria un rafforzato impegno su tutti i fronti, dal controllo del traffico di perfezionamento attivo a quello delle modalità di vendita sottocosto.
Per questo i vertici regionali della Coldiretti in sintonia con quelli nazionali chiedono che siano “adottare tutte le misure necessarie per garantire trasparenza negli scambi, combattere i rischi di frodi e assicurare la possibilità di fare una scelta di acquisto consapevole ai consumatori”.
Anche perché, se il trend sarà confermato, quest’anno l’arrivo in Italia di olio di oliva straniero raggiungerà il massimo storico con un valore pari al doppio di quello nazionale che registra un produzione attorno alle 300mila tonnellate. Praticamente due bottiglie su tre riempite in Italia contengono olio di oliva straniero che spesso - precisano dalla Coldiretti - non rispettano neppure gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza dei nostri”.
L’Italia è il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile.
In attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato il consiglio di Coldiretti ai consumatori è di guardare con più attenzione le etichette ed acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive sarde o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica.