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Anche quest’anno si è ripetuta l’antica tradizione di fine carnevale che si sovrappone maliziosamente all’inizio della Quaresima, proprio il mercoledì delle Ceneri.
L’appuntamento è all’alba nel rione Elisèa, periferia del paese. Alcuni giovani irriducibili de “Sos Intintos” che si dipingono il volto di nero con su “gardone” (pezzo di sughero bruciato) prelevano l’asinello Murri Nigheddu, lo attaccano al calesse su cui sistemano un fantoccio chiamato ''Juvanne Martis Sero'' e inizia la festa. Prima sosta nella piazza principale del paese, Su Nodu Mannu. Al gruppo di testa con su “sonadore” che intrattiene tutti con la fisarmonica, man mano che si addentra nelle vie del centro storico, si aggiungono spontaneamente ragazzi e bambini anch’essi con il volto annerito che sbucano fuori dal nulla, in ordine sparso.
Gli olzaesi, accolgono nelle proprie case “Sos Intintos” offrendo loro vino, pane, formaggio e dolci. Da Elisèa al rione Sant’Antoni passando per su Nodu Mannu sino a raggiungere Nigorìo, dove tutti i partecipanti consumano un pasto all’aperto a base de sartizza, hasu, galadina, zippulasa e vinu nigheddu. Pietanze fatte in casa e offerte per l’occasione da alcune donne, in barba al prescritto digiuno del mercoledì delle Ceneri. Il corteo è esclusivamente composto da uomini del paese; la tradizione detta i canoni: no hemminasa e nudda istranzoso. Alla domanda: ma perché? Si risponde: mùdu! E’ sempre stato cosi, punto e basta. Non manca però qualche ospite curioso, cui viene offerto un bicchiere di vino, non prima di essere stato anche lui annerito a dovere sul viso con su “gardone” .
Riprende la marcia alla volta del rione Murùi per una grande scorpacciata di dolci tipici olzaesi, innaffiati da caffè, abbardente e liquori di ogni genere, poi ci si intrattiene con i tipici balli sardi.
Sos Intintos e il paziente asinello Murri Nigheddu, anch’esso puntualmente rifocillato, proseguono la sfilata nei rioni Santa Vàrvara, Drovennòro, con l’immancabile “humbidu” offerto dai compaesani, per approdare poi a Sant'Istàsi dove si fa incetta di zeppole e bomboloni alla crema. Si gira per il rione Biriài a ridosso di Zinga, tappa d’obbligo su zilleri de ziu Peppinu per poi raggiungere nuovamente Elisèa. A questo punto il nutrito corteo, fa marcia indietro compatto, per dirigersi nel centro del paese attraversando il rione S'Arrecònza (dove anticamente c’erano le concerie) al grido: “a morte, ammazzatelo è lui il responsabile”. Le urla rimbombano nelle vie strette e preannunciano l’arrivo de “Sos Intintos” e di “Juvanne Martis Sero”, che di lì a poco sbucheranno sulla piazza de Su Nodu Mannu dove c’è ad attenderli una moltitudine di persone.
A Juvanne, ormai in balia del proprio destino, rimane poco tempo: è circondato da “Sos Intintos” danzanti e urlanti. E’ l’inizio del processo sommario senza difesa e senza appello. La sentenza viene emessa dall’anziano di turno, la condanna è inesorabile e crudele: al rogo.
Al condannato non vengono risparmiati calci, pugni e sputi. Gli viene perfino staccata la testa portata in giro come macabro trofeo.
In pochi minuti le fiamme avvolgono il fantoccio: i balli sardi e le urla de “Sos Intintos” fanno da contorno.
Siamo all’epilogo. A terra non rimane altro che cenere. “Sos Intintos “ provati dalla stanchezza abbandonano il luogo del supplizio, disperdendosi fanno rientro a casa.
Atteros annos menzus.