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Dai rifiuti speciali nasce la culla per le piante

Il terriccio verrà prodotto in Sardegna dagli scarti di lavorazione

a cura della redazione
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Un prodotto sardo, naturale, sano, ecologicamente compatibile, realizzato con materiale di scarto, economicamente vantaggioso per le aziende locali.
E’ questo in sintesi il progetto Sicomoro, che ha dato vita ad un nuovo substrato, il terriccio da utilizzare per la coltivazione in vaso di piante ornamentali, l’orticoltura, l’hobbistica e tutte le attività florovivaiste.

A realizzarlo, grazie alla misura 124 del Psr, è stato un ampio partenariato coordinato dalla Coldiretti Sardegna e formato da diverse aziende florovivaiste (le cooperative Gemma Sud Mediterranea, Sirbana Alleanza Natura, l’azienda agricola Francesco Piras), la Lega delle cooperative e l’Università di Sassari.

Il nuovo prodotto nasce dall’esigenza delle aziende florovivaiste di voler trovare un’alternativa ai sacchetto di terriccio “che arrivano da fuori (Russia e Ucraina) e di cui spesso non conosciamo la provenienza e la composizione” ha detto Vittorio Cadau titolare dell’azienda la Gemma Sud Mediterranea e presidente Coldiretti della sezione di Alghero.
E’ stato già testato in due aziende “con ottimi risultati – ha testimoniato Daniele Cadau dell’Amico Verde di Macomer -. E’ un prodotto sicuro e a km0 ormai pronto per andare in commercio”.

Il substrato made in Sardinia è una miscela di residui: vegetali (trinciato), della lavorazione delle olive nei frantoi (sanse) e sottoprodotti del processo di caseificazione (scotta): “tutti prodotti che singolarmente costituiscono oggi dei rifiuti speciali, difficili da smaltire e con alti costi – ha spiegato la docente universitaria Grazia Maria Scarpa – che andranno invece a costituire un substrato altamente innovativo, nutriente e compatibile con la maggior parte delle colture, di facile reperibilità e rinnovabile”.
“E’ un progetto interprovinciale dove non si sono sprecati i soldi pubblici ma anzi prospetta ricchezza al territorio, oltre che benefici ambientali e sanitari” ha detto Rossana Manca di Argea.

“Siamo soddisfatti del lavoro e dei risultati raggiunti – ha detto a nome di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu –. Sono i progetti che sponsorizziamo e incentiviamo, frutto del sapere locale, che aiutano l’agricoltura biologica a crescere. In questo caso, da dei sottoprodotti si è riusciti a creano nuove opportunità economiche ed occupazionali rispettando l’ambiente”.

 

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