Sulla Visma maedi interviene anche il docente della Facoltà di veterinaria di Sassari Marco Pittau, altro componente del gruppo di lavoro incaricato dall’assessorato regionale all’Agricoltura e alla Sanità di indicare un piano per eradicarla.
“Attualmente un terzo del patrimonio ovicaprino sardo è infetto dalla lentivirosi, per fortuna però i casi di malattia sono pochi” svela il professore, secondo il quale “i dati che stanno arrivando dalle campagne vanno prima vagliati e valutari. Stiamo parlando di una malattia difficile da riconoscere non solo per i pastori ma per gli stessi veterinari. In tanti casi si potrebbe trattare di malattie intercorrenti. Per questo invito alla prudenza”.
Il docente di malattie infettive veterinarie sostiene che il problema va affrontato subito. “Non possiamo – avverte - trascurare la visna maedi perché daremmo in mano agli altri Paesi un arma che potrebbero utilizzare per fermare l’esportazione dei nostri prodotti di derivazione ovina. Potrebbero farlo la Francia e la Svizzera che stanno già lavorando all’eradicazione della malattia, ma anche i paesi dell’Est che in altre occasioni ci hanno chiesto i parametri sanitari dei nostri prodotti”.
“Il primo obiettivo della commissione – secondo il docente - è quello di mettere appunto strumenti di diagnosi uniformi che oggi non ci sono. Dobbiamo individuare la via di trasmissione e bloccarla. Ma su questo punto siamo già avanti. Stiamo collaborando a stretto contatto con l’Aras e abbiamo già messo appunto un’analisi di latte massale che ci consentirà di fare un primo screening”.
Il lavoro inoltre è avvantaggiato dal fatto che “la malattia è diffusa ovunque perché esiste da quando sono nate le pecore. Per debellarla dobbiamo adattare al modello sardo quello che già si sa, tenendo presente che da noi l’allevamento è da latte, dunque più difficile da affrontare perché richiede tempi e modi di intervento diversi”.
La proposta che arriva dal professor Pittau è in linea con quella tracciata dal direttore dell’Aras Marino Contu e il dirigente di Agris Antonello Carta. “Non possiamo pensare all’eradicazione della malattia con la soppressione degli animali positivi, ci costerebbe un patrimonio. Serve un lavoro lungimirante il cui obiettivo deve essere la graduale eliminazione degli animali infetti. La commissione di cui faccio parte ha tutti i requisiti per costruirlo. Con poche risorse ma certe può fare molto e in fretta”.
“Del resto nei nostri allevamenti – fa notare Pittau – abbiamo un turnover del 25 per cento, questo ci facilita. I costi serviranno solo per abbattere quelli malati”.