“Basta con polemiche sterili e discussionismo, sulla lingua serve un immediato cambio di rotta da parte del Governo regionale”. Lo sostengono i consiglieri del gruppo “Sardegna Vera” che questa mattina hanno presentato una proposta di legge sulla valorizzazione, tutela e normalizzazione del sardo e delle altre lingue della Sardegna. Il testo è stato depositato nei giorni scorsi in Consiglio regionale con una stesura bilingue (italiano-sardo), per rimarcare il senso di una battaglia che punta a dare dignità istituzionale, scientifica e culturale all’idioma isolano. «L’iniziativa nasce da una stretta collaborazione con il Coordinamento pro su Sardu Ufitziale – ha spiegato il primo firmatario Efisio Arbau – oltre che un atto politico rappresenta una soluzione tecnica e operativa per uscire dall’impasse in cui sembra precipitata la politica linguistica. Sedici mesi fa si è scelto di interrompere un cammino di valorizzazione della lingua sarda durato dieci anni, senza proporre un modello nuovo e alternativo». Presenti alla conferenza stampa diversi rappresentanti del CSU. Insieme a loro anche Giuseppe Corongiu, ex direttore del servizio regionale linguistico. «Si è scelto di non scegliere e di non fare, prendendo tempo in attesa di chissà quali eventi – hanno rimarcato i rappresentanti del Coordinamento pro su Sardu Ufitziale – si sono perse importanti occasioni per riconfermare stanziamenti e risorse di bilancio». Sardegna Vera e Csu non si limitano però alle critiche. «In questo momento occorra abbandonare le polemiche e lavorare per la costruzione di alternative. La proposta è una proposizione e una provocazione positiva che si fa al Consiglio Regionale e alla Giunta, ma anche alla società civile sarda, affinché si cominci a lavorare sul serio senza perdere più tempo – ha affermato Arbau - un testo perfettibile, aperto a ogni miglioramento, che si candida ad avere un consenso ampio delle forze politiche». La legge, composta da 35 articoli, prevede una dotazione finanziaria di tre milioni di euro all’anno per il prossimo triennio e affronta nel dettaglio tutti gli aspetti normativi della questione linguistica: «Sarebbe sbagliato infatti occuparsi di un solo settore, anche quello più importante della scuola, senza cogliere gli infiniti legami che ci sono in una politica linguistica coerente, organica, non improvvisata – ha sottolineato Corongiu - ogni settore va ricompreso in una visione più profonda generale per ottenere risultati ottimali. Bisogna invece distinguere nettamente tra gli aspetti folcloristici e quelli della normalizzazione linguistica questa legge si occupa dei secondi. Per la valorizzazione delle arti popolari sarà necessario studiare un altro provvedimento». La proposta di legge nel dettaglio prevede: 1) Introduzione di tutte le facilitazioni possibili per il sardo a legislazione vigente senza modifiche statutarie; 2) Passaggio delle competenze dall’Assessore della Pubblica Istruzione al Presidente della Regione per farne un problema di serie A e non di Serie B; 3) Creazione di una Fondazione Linguistica Regionale o Agenzia che si occupi della pianificazione e normalizzazione linguistica; 4) Riconoscimento con legge della Limba sarda comuna come lingua ufficiale della Regione; 5) Disposizioni per l’insegnamento del sardo a scuola come materia opzionale, curricolare e veicolare con il sostegno finanziario della Regione. Registro degli insegnanti interni ed esterni; 6) Riconoscimento degli sportelli linguistici, loro finanziamento e Registro degli esperti; 7) Istituzione del volontariato della lingua sarda per chi vuole trasmettere la lingua nazionale a chi non ha avuto la fortuna di impararla in casa; 8) Sostegno ai media, agli editori, ai sardi all’estero, alle associazioni, fondazioni e istituti che si occupano di normalizzazione linguistica; 9) Sostegno all’uso del sardo nei culti; 10) Sostegno all’uso del sardo nelle realtà economiche e sociali. Sardegna Vera e CSU si impegnano comunque a presentare, entro l’autunno, altre due proposte di legge regionale.: una di interesse costituzionale sulla modifica dello Statuto Speciale da presentare al Consiglio e inviare al Parlamento per attribuire le competenze alla Regione per l’insegnamento della lingua minoritaria a scuola; la seconda per la creazione di una Fondazione-Agenzia regionale per la lingua sarda senza l’attività della quale è provato che ogni politica linguistica si ferma nella inestricabile palude politico-burocratica regionale. In Friuli, Alto Adige, Trentino, Valle s’Aosta questi organismi funzionano da decenni e sono l’efficace braccio armato delle politiche linguistiche regionali». Un chiarimento infine da Arbau: «La visione politica che sta alla base di questa proposta di legge è che il sardo (ma anche le altre lingue che esistono in Sardegna come il gallurese, il tabarchino, il sassarese e il catalano) deve essere la base importante di una nuova fase della politica sarda dell’autodeterminazione e dello sviluppo centrato sulle risorse locali».