“La commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche ha escluso la possibilità di prevedere una riduzione tariffaria a favore degli utenti che siano forniti di acqua non idonea al consumo umano attraverso la diminuzione di una corrispondente componente dell’attuale tariffa reale media”.
In parole povere: per il periodo di profondi disagi vissuti dagli utenti Abbanoa e dovuti all’acqua non potabile, che in particolare ha interessato il Comune di Sarule per un mese nella primavera appena passata, non verrà riconosciuto alcuno sconto sulle tariffe.
La risposta scritta è stata inviata nei giorni scorsi al sindaco di Sarule Mariangela Barca che aveva richiesto delucidazioni a proposito.
I disagi dovuti al mancato utilizzo per fini alimentari dell’acqua della rete hanno comportato per Sarule un costo non indifferente non solo per le famiglie, costrette a rifornirsi di acqua in bottiglia per i più elementari utilizzi in cucina, ma anche per le attività economiche come panifici, pastifici, ristoranti e pizzerie.
Un mese di divieto di utilizzo, con gli esami dell’asl che continuavano a certificare una qualità dell’acqua non conforme.
La risposta si avvale della corposa regolamentazione esistente tra l’autorità d’ambito (che stabilisce le tariffe) e la stessa Abbanoa la quale oltre a fornire il servizio, riscuote le somme.
Insomma, “la non potabilità dell’acqua non può generare alcuna riduzione o modificazione della tariffa da parte del gestore”.
In sintesi, se il contatore gira e segna metri cubi, qualsiasi cosa liquida passi da quel contatore, sarà fatta pagare all’utente come acqua idonea all’uso alimentare.