Continua il percorso di sdoganamento del porcetto sardo da parte della Coldiretti a fianco delle aziende suinicole.
Dopo avergli fatto attraversare i confini sardi il 21 aprile scorso, a distanza di 1248 giorni di embargo, il maialetto è stato degustato in Expo il 26 giugno da migliaia di turisti di tutto il mondo.
“Quello di oggi è un altro appuntamento storico – commenta il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu - Il maialetto termizzato arriva per la prima volta nella Gdo della Carrefour grazie all’accordo siglato con la Genuina di Ploaghe, ma sono pronti, come ci confermano gli stessi dirigenti della multinazionale ad allargare il contratto ad altri allevatori e portare il porcetto negli scaffali di tutti i loro ipermercati. Questa è una grande opportunità non solo per le 10mila aziende suinicole sarde ma per tutta l’economia sarda. Con il via libera all’esportazione si aprirebbero degli orizzonti economici ed occupazionali incredibili (ma anche sociali e culturali) per tutta l’isola: il porcetto arrosto è l’iconografia della Sardegna, un prodotto unico e inimitabile. Gli allevatori e la Gdo sono pronti, adesso manca solo la politica”.
“Mentre altri preferiscono fare gli spettatori e criticare – sottolinea Battista Cualbu – noi e le aziende lavoriamo. In pochi mesi abbiamo ottenuto risultati importanti e concreti che sono sotto gli occhi di tutti”.
“Adesso, grazie a questi risultati, - continua sulla stessa linea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba - non si parla più di peste suina, ma del perché un’eccellenza come il porcetto arrosto non si possa mangiare anche in continente. Grande merito va agli imprenditori che in questi anni, a differenza di chi continua a fare il fatalista e cerca di bloccare chi ha delle idee, hanno investito in nuova tecnologia, sperimentando il maialetto termizzato che consente da una parte di rispettare le norme e dall’altra di conservare il sapore genuino e tradizionale. I risultati arrivano grazie al lavoro non alle chiacchiere”.
La strada dell’esportazione è percorribile subito. Ci sono le norme e la Sardegna è pronta a raccogliere la sfida, con un prodotto di alta qualità ed imprenditori competenti.
IL PORCETTO TERMIZZATO può tranquillamente essere commercializzato oltre i confini sardi senza il pericolo delle diffusione della peste suina. Si tratta di prodotto sano, controllato in partenza e addirittura sterilizzato, che rispetta il Decreto legislativo del 27 maggio 2005, n. 117, attuazione della direttiva 2002/99/CE (Norme di polizia sanitaria per la produzione, la trasformazione, la distribuzione e l’introduzione di prodotti di origine animale destinati al consumo umano.
Oggi abbiamo aziende che già tracciano una temperatura di cottura al cuore di 81 - 82 gradi, rispettando e andando anche oltre le normative vigenti che prevedono 80 gradi di cottura al cuore.
La normativa, inoltre permette l’esportazione dei salumi senza osso con almeno 140 giorni di stagionatura, che sale a 190 giorni con osso.
Secondo Coldiretti Sardegna l’Expo è la dimostrazione che il suino sardo termizzato può attraversare i confini regionali. Nel rispetto della direttiva 2002/99/CE recepita con il Decreto legislativo del 27 maggio 2005, n. 117, può ottenere il definitivo lascia passare per l’esportazione dal Ministero che ha la facoltà di applicare la norma.
LE AZIENDE SUINICOLE SARDE. Oggi contiamo già 10mila aziende con standard superiori alla media europea. Per la produzione del porcetto (che è uno, non il solo, dei prodotti della suinicoltura sarda) ci sono 50mila scrofe (ne producono circa 1milione all’anno) e danno lavoro a circa 2.500 persone. sono aziende altamente innovative, dotate di alta tecnologia ma rispettose della tradizione. Il precotto ne è un esempio: consente di conservare il gusto e il sapore del maialetto.
Il trattamento termico presenta più vantaggi: oltre a consentire l’abilità all’esportazione di un prodotto sano di altissima qualità, avvantaggia anche il consumo, in quando va incontro alle esigenze del mercato.
Oggi, in cui il tempo dedicando alla cucina è sempre minore, il porcetto, che richiede oltre due ore di cottura, è già penalizzato, e lo sarebbe ulteriormente entrando in un mercato di larga scala.
In questo modo invece tutti hanno la possibilità di mangiare l’autentico maialetto sardo. Si offre un servizio, si avvicina il prodotto all’utenza, riportandolo all’utilizzabilità del consumatore, altrimenti destinato ad essere solo cibo per le grandi occasioni.
LA STORIA DELLA PESTE SUINA. Il primo caso di peste suina in Sardegna viene riscontrato nel 1978. A marzo dell’anno successivo risale il divieto assoluto imposto dalla Comunità Europea di esportare suini vivi, carne fresche e salumi prodotti in Sardegna. L’11 novembre 2011, dopo una breve parentesi nella quale era stata autorizzata l’esportazione delle sole carni macellate e dei salumi, la Comunità Europea ha nuovamente istituito il divieto assoluto di far varcare i confini isolani di qualsiasi prodotto a base di carne suina sarda. Con prorogata di ulteriori quattro anni del divieto di spedizione firmato l’11 ottobre del 2014.
DEROGA. Il 13 aprile del 2015 il Ministero alla Salute e la Regione Sardegna firmano un Protocollo di intesa. Il documento prevede l’invio dei maialini precotti per l’esposizione o la degustazione esclusivamente nell’ambito della manifestazione milanese. Inoltre i lotti eventualmente non consumati all’interno del perimetro della manifestazione, dovranno essere smaltiti in loco o rispediti in Sardegna secondo procedure stabilite.
PARTE IL PRIMO PORCETTO. Il 21 aprile 2015, dopo 1248 giorni di embargo, la Coldiretti fa partire dall’aeroporto di Cagliari il primo maialetto termizzato. Il 26 giungo
PRIMO PORCETTO FUORI SARDEGNA. 26 giungo festa del procetto in Expo, con degustazione offerta da coldiretti ai visitatori di tutto il mondo
PORCETTO IN CARREFOUR. Grazie all’accordo della multinazionale francese con l’azienda la Genuina il porcetto termizzato arriva negli scaffali sardi della Gdo