Il drammatico incidente di questi giorni, (l’uomo morto in Sicilia dopo essere stato attaccato da un cinghiale) ha portato alla ribalta delle cronache nazionali il problema della fauna selvatica e della inevitabile convivenza con il mondo agricolo e ittico.
“E’ un argomento che abbiamo denunciato in tempi non sospetti più volte in tutte le sedi e con proposte concrete – ricorda il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – e sul quale riscontriamo purtroppo poca attenzione da parte delle istituzioni. Anzi spesso si affronta con troppa superficialità, sottovalutando un problema che da una parte esaspera e danneggia gli agricoltori, e dall’altra mette in pericolo l’incolumità delle persone, come successo qualche mese fa anche nel cagliaritano quando un cervo ha caricato una comitiva di turisti”.
Il problema è sentito da tutti i settori dell’agricoltura ed in tutto il territorio regionale. D’estate riguarda anche le zone turistiche costiere, quest’anno invase dai cinghiali che rappresentano un pericolo per le persone e la viabilità.
“L’argomento non può essere affrontato solo quando succede l’irreparabile – sottolinea il direttore regionale della Coldiretti Luca Saba - poiché i disagi si vivono 365 giorni l’anno: la situazione in alcuni casi è insostenibile e sta mettendo in ginocchio agricoltori, allevatori e pescatori e causando seri problemi, oltre che economici, ambientali. In Regione non possono continuare ad ignorare i danni delle cornacchie piuttosto che delle nutrie, dei cinghiali e dei cervi. Per non parlare dei cormorani che ogni anno invadono gli stagni dell’oristanese”.
Per questo Coldiretti Sardegna il 9 luglio scorso, ha anche effettuato un blitz in Regione presentandosi con una delegazione di agricoltori, allevatori e pescatori per chiedere interventi urgenti che garantiscano la sopravvivenza delle imprese agricole.
“Il confronto con l’Amministrazione regionale – ricorda Luca Saba - aveva l’obiettivo di discutere l’utilità dei provvedimenti di prevenzione e controllo e gli effetti dei danni provocati dalla fauna selvatica all’agricoltura. In quella sede presentammo un documento di base, una prima proposta da approfondire ma che rappresentava l’avvio di un comune percorso di lavoro per arrivare ad una più efficace e ampia analisi degli interventi finalizzati ad organizzare forme di programmazione di lungo periodo. Ci rassicurarono di prendere in esame la questione ma ad oggi non abbiamo avuto ancora nessuna risposta”.
“E’ chiaro che non resteremo con le mani in mano davanti a questi ingenti danni stimabili in diversi milioni di euro – conclude Cualbu -. Le tipologie di danni alle colture agrarie e agli allevamenti sono ormai di proporzione così rilevante da rendere insufficiente l’accantonamento delle risorse finanziarie regionali. Occorre rivedere le modalità di distribuzione delle risorse nazionali e regionali al fine di garantire i fondi necessari per coprire i danni stimati. Inoltre ribadiamo la necessità di una riforma della disciplina che garantisca l’indispensabile presenza delle aziende agricole a tutela del territorio”.