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La pastorizia nell’ultimo cinquantennio: tra gli strumenti di lavoro fondamentali anche la fiat 127 e il fuoristrada

In Sardegna la tecnologia ha migliorato tempi e modo di lavorare

redazione
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Anche due modelli di auto hanno influito in maniera decisiva nella vita del pastore sardo consentendogli di innovare il proprio comparto e trasformarlo in una realtà strutturata in grado di competere sui mercati globali.

Sono la Fiat 127 e il fuoristrada. E’ una delle tante curiosità emerse ad un convegno sul pastoralismo che si è tenuto a Cagliari nei giorni scorsi e che ha visto come relatori il direttore dell'Ara Sardegna Marino Contu e il professore del Dipartimento di Agraria di Sassari Giuseppe Pulina.
Secondo il professore che in uno dei suoi ultimi libri “Pascoli, pecore e politica: 70 anni di pastorizia in Sardegna”, scritto a quattro mani con Gavino Biddau, ha ricostruito la storia della pastorizia in Sardegna: “la più grande innovazione degli anni '60 è stata la diffusione delle trattrici, quella degli anni '70 la Fiat 127 in quando ha consentito ai pastori di migliorare il lavoro raggiungendo in macchina località prima accessibili solo a piedi e a cavallo”.

Lo stesso è avvenuto secondo il direttore dell'Aras con il fuoristrada un decennio dopo (anni '80):  “un suo diffuso impiego ha consentito di muoversi in situazioni estreme e di raggiungere il gregge anche nei luoghi più impervi e disagiati e di non dover sottostare a soggiorni prolungati in ovile”.

Due esempi estremi citati per sottolineare la versatilità e l'intelligenza di un comparto che sa fare di necessità virtù, trasformando in strumenti da lavoro innovativi anche due auto.

“I pastori sono dei veri imprenditori innovativi e creativi che nel corso degli anni hanno saputo trasformare e adattare qualsiasi strumento per migliorare il proprio ovile – sostiene il direttore dell'associazione allevatori Marino Contu -. Il salto in avanti realizzatosi nell’ultimo ventennio è notevole. Nel tempo è cambiata tanto l’organizzazione aziendale quanto il rapporto tra il produttore ed il mondo che lo circonda. L’allevamento transumante è scomparso, la mungitura in “mandra” all’aperto è limitata ad alcune situazioni estreme e talvolta occasionali, la stagione di mungitura arriva a soli due mesi di asciutta contro i soli 4-5 mesi di lattazione dei primi decenni del ‘900”.

Secondo l'analisi dell'Aras, in linea con il passato, oggi i pastori hanno saputo declinare nell'ovile le nuove tecnologie. “I telefonini e i computer – dice il presidente Sandro Lasi - permettono da una parte di restare in contatto continuo con familiari e amici e dall'altra di migliorare e velocizzare il rapporto con i tecnici di azienda anche per eventuali interventi urgenti. Grazie alle nuove applicazioni – sms, whatsApp, facebook – l'assistenza adesso avviene in tempo reale e puntuale, consentendo di migliorare il benessere oltre che dell'allevatore anche degli animali di conseguenza la qualità delle produzioni. Ci sono inoltre i sistemi di telecontrollo che consentono di vigilare su intrusioni tenendo il gregge sotto sorveglianza”.

“La grande capacità – sottolinea Marino Contu – è stata quella di non farsi assorbire dalle nuove tecnologie ma di essere stati abili nel trasformarle in strumenti da lavoro. Questo ha consentito da una parte di razionalizzare e migliorare l'ovile e dall'altra di  conservare i rapporti con il territorio, le abitudini e le tradizioni che rappresentano spesso un valore aggiunto per le produzioni ovicaprine sarde. Ed infatti – spiega - la possibilità di mantenere un tessuto sociale urbano e civile nei territori dell’interno, la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, oggi come nel passato sono il risultato della presenza dei pastori e del loro bagaglio culturale che affonda le radici nel passato ma che si protende al futuro con la capacità di raccogliere quanto di positivo può arrivare da ricerca, tecnologia, progresso, anche con il contributo dell’assistenza tecnica che ci onoriamo di rappresentare”.

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