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Turismo: ripartire da un progetto per il territorio

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Siamo a metà della stagione turistica 2013 ed è tempo di resoconti. Dalle prime analisi emerge un leggero miglioramento dei dati – in termini di presenze – rispetto all’anno scorso. Ciò è in larga parte dovuto alla politica degli sconti portata avanti dagli operatori sui pacchetti vacanze (sono tanti gli operatori che includono i biglietti di andata e ritorno nell’offerta ricettiva facendosi carico dei costi di viaggio, altrimenti proibitivi). Il tutto andando a intaccare in maniera preoccupante i margini di reddito delle strutture turistiche, già indebolite dalla crisi che negli ultimi anni ha fatto registrare nel settore un calo medio di circa il 50 per cento in termini di presenze, arrivi, fatturati, permanenza media, riempimenti oltre che di occupazione e acquisto merci. Se si continua così, stagioni sempre più corte e tariffe sempre più basse finiranno per azzoppare un comparto come quello turistico  che  da sempre viene indicato come uno dei settori strategici per la nostra economia.

Se la crisi è presente in riva al mare, il comparto turistico dell’interno della Sardegna è destinato di questo passo a chiudere i battenti. I motivi, noti a tutti, sono stati denunciati più volte da tutti gli attori del settore: i trasporti troppo costosi che non ci consentono di essere competitivi; il sistema di commercializzazione delle vacanze totalmente cambiato dopo il fallimento dei maggiori tour operator che vendevano la Sardegna secondo la formula del “vuoto per pieno” (acquisto di un’intera struttura a un prezzo forfettario indipendentemente dalle prenotazioni); la mancata messa a sistema di un’offerta mare-montagna, da concretizzarsi attraverso una rete tra operatori della costa e dell’interno che collaborano nell’offrire servizi, destinazioni ed esperienze ai turisti sempre più esigenti.

Per rilanciare il comparto occorre maggiore programmazione e una strategia di marketing, sviluppo, innovazione nel lungo periodo. Oggi, infatti, gli imprenditori non fanno che contendersi i pochi operatori rimasti sul mercato a forza di sconti e promozioni, e il tutto a discapito della buona qualità e dei risultati economici delle strutture alberghiere. Eppure, a partire dal Golfo di Orosei fino alle cime del Gennargentu siamo i titolari di una delle più grandi ricchezze naturalistiche e ambientali del Mediterraneo, massima espressione dello spettacolare valore naturalistico della Sardegna. A tutto ciò sommiamo le tradizioni, un’arte enogastronomica unica, uno straordinario patrimonio artistico e culturale, tale da costituire un capitale da cui partire e attingere in termini di sviluppo sostenibile e integrato. Occorre un progetto strategico in grado di rilanciare  l’attrattività della destinazione Sardegna in un contesto globale. Serve un progetto capace di rendere il nostro territorio appetibile per nuovi flussi turistici e attrattivo per la creazione di nuove imprese. Serve un sostegno alla nascita e alla valorizzazione di nuove attività imprenditoriali, non solo nel settore turistico-ambientale, ma anche nell’agroalimentare, puntando sulla valorizzazione delle importanti produzioni lattiero-casearie, vitivinicole e dolciarie di cui il territorio è ricco. Occorre investire sul recupero del patrimonio architettonico, puntando sull’ambiente e la bellezza dei centri storici dei nostri paesi. Forse il Parco del Gennargentu è stato archiviato con troppa sufficienza e superficialità: è arrivato il momento di riparlarne, vista la crisi che ormai è diventata gravissima.

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