Alla prima uscita pubblica della campagna elettorale tra Barracciu e Cappellacci, in occasione dell’incontro promosso da Confindustria a Tonara, era presente anche il Comitato Cittadini liberi che, in segno di protesta, mostrava, per l’intera durata del convegno, uno striscione “No alla centrale a carbone di Ottana”, in attesa di poter intervenire al dibattito che aveva come argomento lo sviluppo delle zone interne.
Il fatto è che in questo confronto, all’insegna dei sorrisi e degli ammiccamenti, non solo i futuri candidati governatori della Sardegna si sono ben guardati dall’affrontare la questione della centrale a carbone, ma quel che è peggio è che il dibattito previsto per le ore 12.15 (così come riportato nella locandina) è stato soppresso, lasciando letteralmente “senza parole” i cittadini. Insomma il solito “teatrino” dove i politici parlano di tutto- ambiente, salute, istruzione, lavoro, sviluppo sostenibile-, facendo i soliti monologhi, ormai poco convincenti, senza mai confrontarsi e dare risposte ai cittadini.
E poi ci si chiede come mai i cittadini siano così distanti dalla politica…
Noi avremmo voluto semplicemente porre alcune domande e chiedere per esempio al Presidente Cappellacci come si poteva conciliare la decisione di realizzare una centrale a carbone con un “modello di sviluppo incentrato su ambiente, storia, cultura e identità”.
Alla Barracciu avremmo voluto chiedere se realizzare una centrale a carbone poteva rientrare nella “crescita intelligente e sostenibile” di cui parlava o, semplicemente rappresentava un elemento di continuità rispetto alle scelte operate dal precedente governo regionale di centrosinistra che per lo sviluppo delle zone interne aveva proposto la realizzazione di un megainceneritore di rifiuti.
Al Presidente di Confindustria Bornioli ( direttore generale delle aziende del gruppo Clivati) avremmo voluto chiedere se con onestà poteva affermare che gli interessi delle comunità potevano coincidere con quelli del gruppo Clivati.
Domande alle quali, purtroppo, non avremo risposta.
Noi come cittadini continueremo comunque a rivendicare il nostro diritto a partecipare alle scelte che riguardano il nostro territorio, senza più dare deleghe in bianco,per costruire un percorso di democrazia partecipata e diretta volto ad individuare soluzioni alternative all’attuale modello di sviluppo economico e contrastare un sistema che sta speculando sulla nostra miseria e povertà per far passare progetti vecchi e obsoleti, ormai rifiutati da tutti.
Non saremo più disposti ad accettare imposizioni dei nostri politici che per un pugno di voti sono disposti a sacrificare sull’altare di uno sviluppo fasullo l’ambiente e la salute dei cittadini del centro Sardegna.