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III Rapporto Sentieri su inquinamento e salute in Italia. Anche in Sardegna sempre peggio

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E’ stato recentemente pubblicato il terzo Rapporto di SENTIERI­ – Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento, progetto finanziato dal Ministero della salute e coordinato dall’ Istituto superiore di sanità (I.S.S.), avente quale obiettivo lo studio del rischio per la salute nei 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche (S.I.N.).

Il rapporto SENTIERI è di grande importanza per la Sardegna – la mitica isola del sole, del mare e delle vacanze – dov’è la maggiore estensione nazionale di siti contaminati: complessivamente 447.144 ettari rientrano nei due siti di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (D.M. n. 468/2001) e di Sassari-Porto Torres (L.n. 179/2002). Lo scorso 31 gennaio 2013 è stato riclassificato quale sito di interesse regionale (S.I.R.) l'Arcipelago della Maddalena (O.P.C.M. 19 novembre 2008).

Ma sono tutti i S.I.N., in tutta Italia, a presentare un quadro estremamente preoccupante: L'incrocio di mortalità, incidenza oncologica e ricoveri fa emergere un aumento dei tumori anche del 90%, in particolare cancro della tiroide, tumore della mammella e mesotelioma.

Infatti, a differenza dei primi due, il terzo rapporto affianca allo studio della mortalità nei S.I.N., le analisi di due importanti parametri: i ricoveri ospedalieri e l’incidenza dei tumori, dopo che i primi due avevano riguardato nel 2010 e nel 2011, rispettivamente le basi metodologiche dello studio Epidemiol Prev 2010; 34(5-6) suppl. e la prima trattazione sistematica della mortalità per causa nelle popolazioni residenti nei 44 SIN inclusi nel Progetto Epidemiol Prev 2011; 35(5-6) suppl. 4).

La scelta di analizzare l’incidenza oncologica (nuovi casi/anno) ha comportato la restrizione dell’analisi a 18 dei S.I.N. inclusi nel Progetto SENTIERI, quelli coperti dalla rete AIRTUM dei Registri tumori. Già in precedenza uno studio epidemiologico aveva documentato un eccesso di incidenza pari al 9% negli uomini e al 7% nelle donne nel complesso di 23 S.I.N. (in questo caso si aggiungevano, per 6 S.I.N., i dati derivati dai registri tumori infantili che in SENTIERI non sono stati utilizzati).

Nel III Rapporto si trova, per i 18 S.I.N. esaminati:

- un aggiornamento dei dati di mortalità al 2010 (nel volume precedente analizzava il periodo 1995-2002);

- l’analisi dell’incidenza oncologica relativa al periodo 1996-2005 in 17 SIN (per il SIN di Trieste non è stato possibile fornire i dati di incidenza oncologica per problemi di ordine metodologico);

- una prima analisi dei dati di ospedalizzazione relativi al periodo 2005-2010.

Questi tre esiti sanitari sono stati studiati attraverso metodi omogenei applicati a fonti informative certificate, rispettivamente Istat, AIRTUM e Ministero della salute.

Principali risultati.

L’analisi, in aggiunta alla mortalità, dei dati riguardanti l’incidenza oncologica e i ricoveri ospedalieri è cruciale. Quando si ha a che fare con patologie ad alta sopravvivenza, infatti, lo studio  della sola mortalità porterebbe a sottovalutarne l’impatto effettivo. E’ il caso, per esempio, del tumore della tiroide, per il quale in alcuni SIN sono stati rilevati incrementi in entrambi i generi per quanto riguarda sia l’incidenza tumorale (Brescia-Caffaro: + 70% per gli uomini, +56% per le donne; Laghi di Mantova: +74%, +55%; Milazzo: +24%, +40%; Sassuolo-Scandiano: +46%, +30%; Taranto: +58%, +20%) sia i ricoveri ospedalieri (Brescia-Caffaro: + 79% per gli uomini, +71% per le donne; Laghi di Mantova: +84%, +91%; Milazzo: +55%, +24%; Sassuolo-Scandiano: +45%, +7%; Taranto: +45%, +32%).

Sempre grazie alle analisi dell’incidenza oncologica e dei ricoverati, a Brescia-Caffaro sono stati osservati eccessi per quelle sedi tumorali che la valutazione della Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS (I.A.R.C.) del 2013 associa certamente (melanoma) o probabilmente (tumore della mammella e per i linfomi non-Hodgkin) con i PCB (policlorobifenili), principali contaminanti nel sito. L’incidenza di melanoma infatti rivela un eccesso del 27% e del 19% tra gli uomini e le donne, rispettivamente, mentre i ricoveri ospedalieri per la medesima malattia fanno registrare un eccesso del 52% nel sesso maschile e del 39% in quello femminile.

Per i tumori della mammella, tra le donne si registra un eccesso del 25% per quanto riguarda l’incidenza, del 15% per i ricoveri ospedalieri, mentre per i linfomi non-Hodgkin l’aumento dell’incidenza è del 14% (uomini) e del 25% (donne), quello dei ricoveri ospedalieri è intorno al 20% per entrambi i sessi (uomini: +19%, donne: +18%).

Un’altra novità introdotta in questo nuovo rapporto è la presentazione del profilo di rischio oncologico per le popolazioni dei S.I.N. il cui scopo è identificare, tra le lunghe liste di rischi relativi fornite per ognuno dei siti, una sintesi dei risultati che sia utile per identificare priorità generali per azioni di sanità pubblica. Un primo risultato di questa analisi è che ha poco senso ordinare le 17 aree per gravità come profilo di incidenza tumorale, perché non è possibile definire poche sedi tumorali o pochi S.I.N. come particolarmente compromessi. Quindi, ogni S.I.N. deve essere valutato separatamente.

Da questa analisi emerge tuttavia con forza la gravità della esposizione ad amianto subita dalle popolazioni residenti nei S.I.N. e che risulta evidente, per gli uomini, dai dati relativi al mesotelioma. Eccessi per mesotelioma e tumore maligno della pleura si registrano infatti nei S.I.N. siciliani di Biancavilla (CT) e Priolo (SR), dove è documentata la presenza di asbesto e fibre asbestiformi, ma anche nei SIN con aree portuali (es: Trieste, Taranto, Venezia) e con attività industriali a prevalente vocazione chimica (Laguna di Grado e Marano, Priolo, Venezia) e siderurgica (Taranto, Terni, Trieste): un dato, questo, che conferma la diffusione dell’amianto nei siti contaminati anche al di là di quelli riconosciuti tali in base alla presenza di cave d’amianto e fabbriche di cemento-amianto.

Dall’analisi del profilo di rischio oncologico risulta anche una maggiore incidenza di tumore del fegato in entrambi i generi riconducibile, in termini generali, a un diffuso rischio chimico nei S.I.N..

Ma non si tratta solo di tumori. Per esempio, nel S.I.N. Basso bacino del fiume Chienti sono emersi eccessi per le patologie del sistema urinario, in particolare le insufficienze renali, che inducono a ipotizzare un ruolo causale dei solventi alogenati dell’industria calzaturiera. Sempre per le patologie renali è stato suggerito un approfondimento nel S.I.N. di Taranto.

Nel S.I.N. di Porto Torres (SS) si registrano eccessi in ambedue i sessi e per tutti gli esiti considerati (mortalità, incidenza oncologica, ricoveri ospedalieri) per patologie come le malattie respiratorie e il tumore del polmone, per i quali si suggerisce un ruolo delle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici; per le stesse patologie rilevate a Taranto è stato suggerito un ruolo delle emissioni degli stabilimenti metallurgici.

In generale, i risultati di questo volume relativi a tre esiti differenti risultano, nel loro insieme, coerenti con le precedenti analisi della sola mortalità per il periodo 1995-2002.

Raccomandazioni.

L’indicazione formulata, per tutti i S.I.N., è stata di acquisire maggiori conoscenze dei contaminanti presenti nelle diverse matrici ambientali al fine di stimare meglio l’esposizione attuale e pregressa; è questo il caso, per esempio, di Bolzano e del Basso bacino del fiume Chienti, dove è documentata la contaminazione di suolo e falda.

L’utilità di avviare o proseguire programmi di biomonitoraggio umano è stata indicata, tra gli altri, per i S.I.N. di Brescia-Caffaro e Trento. Sono stati inoltre raccomandati programmi di monitoraggio biologico relativi alla catena alimentare in sub-aree ben definite del Litorale Domizio-Flegreo e Agro Aversano.

In alcuni S.I.N. lo studio SENTIERI fornisce dati che corroborano ulteriormente la necessità di non rinviare le azioni di bonifica. E’ il caso del già citato S.I.N. di Brescia-Caffaro. Ma anche del SIN di Biancavilla, dove gli eccessi riscontrati per mesoteliomi e tumori maligni della pleura in entrambi i sessi sono riconducibili a un’unica fonte di esposizione, una cava di materiale lapideo contenente una fibra asbestiforme di nuova identificazione, la fluoro-edenite.

In siti più complessi, come quello di Taranto, i risultati di SENTIERI e l’insieme delle conoscenze disponibili attribuiscono un ruolo alle esposizioni ambientali. A Taranto e in altri S.I.N. per i quali le conoscenze sono ricche e solide è ora possibile prevedere procedure di valutazione integrata dell’impatto ambientale e sanitario (V.I.I.A.S.).

Conclusioni.

Questo terzo rapporto rappresenta un’ulteriore tappa del processo di costruzione del sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati italiani, che costituisce la finalità del Progetto SENTIERI.

E, se le caratteristiche metodologiche dello studio SENTIERI non consentono, in linea generale, la formulazione di valutazioni causali, permettono tuttavia di individuare situazioni di possibile rilevanza eziologica da approfondire con studi mirati, senza che questo dilazioni l’indifferibile risanamento ambientale.

Anche la giurisprudenza (vds. es. T.A.R. Trentino – Alto Adige, Trento, 20 novembre 2013, n. 382) afferma la necessità della preventiva completa bonifica ambientale dell’area ricadente in un S.I.N. prima di qualsiasi attività di riutilizzo del territorio e conseguente destinazione residenziale o commerciale o servizi o industriale.

Questo evidenzia la necessità che, in S.I.N. dove non sono state portate a compimento le necessarie operazioni di bonifica ambientale (per tanti aspetti nemmeno avviate), come quello di Sassari – Porto Torres non vengano realizzate nuove iniziative industriali che comportino necessariamente un aumento dei carichi inquinanti, come la centrale a biomassa connessa al programma della c.d. chimica verde.

Eppure la Provincia di Sassari (nota prot. n. 9935 del 21 marzo 2014) ha rilasciato l’autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.) n. 1/2014 del 18 marzo 2014 per la realizzazione e l’esercizio della centrale a biomassa Enipower s.p.a. (Gruppo ENI s.p.a.), nonostante a Porto Torres, fra i lavoratori dell’area industriale, “sia per gli uomini sia per le donne sono presenti eccessi per il tumore del fegato … e la leucemia mieloide”, mentre nella popolazione residente dei Comuni interessati dall’area industriale “sono stati osservati eccessi di mortalità per tutte le cause, le malattie dell’apparato digerente, i tumori maligni e il tumore del fegato”, inoltre “si trovano eccessi significativi per tumore del fegato, tumore polmonare e tumore della prostata” e, infine, dal Registro tumori sassarese, si riscontrino “sia negli uomini sia nelle donne, aumenti per tutti i tumori maligni e tumore del colon, fegato e polmone” (Rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. – studio epidemiologico, Ministero della salute, aree industriali di Porto Torres, 2012).

Questo nel precedente Rapporto SENTIERI, nel III Rapporto la situazione evidenziata è peggiore per Porto Torres e i quartieri settentrionali di Sassari (esposti a maestrale e tramontana), con un eccesso generalizzato di mortalità per tumori rispetto al resto della Sardegna, basti pensare che risulta un incremento (2011) dei tumori maligni all’apparato respiratorio con 108 casi sui 100 teoricamente previsti per gli uomini e 149 casi sui 100 teoricamente previsti per le donne.

Continuerà il silenzio dei sardi?

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