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L'ennesima stretta ai pastori sardi: impedire le aste per la vendita degli agnelli.

In questo modo saranno costretti a vendere fuori dalla Sardegna.

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L'assessore regionale all'agricoltura Oscar Cherchi deve convocare con urgenza i maggiori rappresentanti del sistema di macellazione e commercio di carni ovine in Sardegna. Oggetto dell'incontro la comunicazione di un messaggio chiaro e semplice, da buon padre di famiglia: rispettate i pastori che vendono gli agnelli con le aste online (nel senso che avvengono tramite mail) ed in gruppo, altrimenti organizziamo la commercializzazione per i pastori sardi. Il fatto è questo. Da un paio d'anni si sono costituiti centinaia di gruppi di pastori, che vendono gli agnelli attraverso un sistema di aste, mettendo in concorrenza i macellatori che si aggiudicano la partita con il miglior prezzo (alle aste partecipano con numerose offerte). Effetto della cooperazione e della concorrenza: il prezzo che regge e che in parte remunera i produttori dai grandi sacrifici. Ma, dopo vari tentativi sotterranei di distruggere il sistema virtuoso, da circa dieci giorni nessun macellatore o commerciante di carni ovine partecipa alle aste online, sulla base di un evidente accordo tacito, diventato troppo rumoroso anche nell'isola dei sordi. La conseguenza è che i pastori vogliono vendere i propri agnelli in continente e che per la Sardegna sarà l'ennesima beffa: con la perdita di un mercato importante e con l'importazione di agnelli di scarsa qualità che verranno spacciati per sardi. Ripeto: l'assessore Cherchi faccia il suo dovere immediatamente per salvare i pastori e gli stessi macellatori da un suicidio annunciato. Farsi del male da soli è lo sport nazionale sardo, ma forse è arrivato il tempo di cambiare le regole, cooperando per farsi del bene reciprocamente.

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