Personalmente ho scelto con maturità e autonomia ed anche con grande entusiasmo di far parte della lista “Gavoi 2020”, considerato che, da donna adulta e responsabile, ho ponderato bene la scelta di un impegno oneroso, tanto più dopo aver partecipato attivamente alla redazione del programma, agli incontri e alle scelte. Il gruppo che si è venuto a formare, in particolare nei due giorni precedenti la presentazione delle liste era eterogeneo e rappresentativo di varie realtà comunitarie e non ho mai avuto e non ho tuttora preclusioni sulle persone in sé.
E’ stato proprio il mio senso di responsabilità, prima di tutto verso la comunità e verso me stessa a farmi prendere l’autonoma e legittima decisione di ritirare la mia candidatura nelle modalità e nei tempi che ogni libero cittadino, in accordo a quanto stabilito in un paese che da tempo riconosce diritti civili e politici, può esercitare.
Mi permetto solo di rilevare che certamente il gruppo di sostenitori non era composto da idealisti, come da voi stessi ammesso, anzi per lo più si trattava di persone con pluriennale esperienza politica e talora amministrativa, infatti alcuni idealisti potevano trovarsi solo tra le fila dei candidati compresa la mia persona. Se voi stessi proponete un distinguo tra candidati e sostenitori del progetto è evidente che tale discriminazione ha una sua ragion d’essere: sostenitori dietro le quinte e candidati che si espongono non sono certo la stessa cosa. Altrimenti si verrebbero a configurare figure di mandanti e mandatari, cosa che in caso di elezione di rappresentanti che devono lavorare per il popolo ed essere eletti da esso non sarebbe certo emblema di trasparenza. Le persone fiduciose nelle loro capacità sono prima di tutto quelle che si espongono con nome e cognome, con le loro azioni e la loro persona e personalità unica e pertanto non interscambiabile. Rilevo invece che i cosiddetti sostenitori, redattori dell’articolo pubblicato in questa sede come “Doverose precisazioni sulla mancata presentazione della lista Gavoi 2020” non si sono firmati e nemmeno i nove candidati (tutti firmatari?) rimasti a seguito delle “defezioni dell’ultima ora”
Se esiste quindi una differenza tra sostenitore e candidato, e, nella fattispecie tra sostenitore con dichiarati impegni e dichiarata volontà a non candidarsi, è evidente che se a 12 ore dalla scadenza del termine di presentazione della lista, questi ultimi sono disposti a cambiare idea qualcosa non torna. Ma dire “io non ci sarò” non è un gesto di vigliaccheria e nemmeno un gesto premeditato: è piuttosto agire sulla base della propria coscienza sapendo che quella decisione potrà suscitare critiche e sofferenze, anche personale, e assumersene in “toto” la responsabilità. Per far questo ci vuole coraggio.
Cari ex compagni di avventura e sostenitori non presenti alla riunione della vigilia, del fatto che voi siate venuti a conoscenza della mia decisione di ritirarmi, solo mezz’ora prima della presentazione delle liste, chiedetene conto al signor Cugusi, che conosceva le mie perplessità sin dalle 23 della sera precedente poi confermata per iscritto alle otto del mattino. Spero di non dovermi assumere anche la responsabilità delle vostre difficoltà comunicative.
Ma ecco riassunte le motivazioni che costituivano anche parte integrante della mia comunicazione al sindaco che mi sembra doveroso condividere.
Nella riunione del 30 aprile, alla presenza di tutti i candidati e di tutti i sostenitori, quando ancora solo cinque persone avevano sottoscritto la candidatura, ed altri cinque si riservavano di firmare il primo maggio, erano emersi almeno due punti fermi: il principio che tutti i candidati dovevano, se non risiedere almeno vivere a Gavoi (in modo da poter dialogare con la comunità in maniera costante) ed era emersa anche la chiara volontà di andare sino in fondo anche in dieci candidati più il sindaco. A dimostrazione di ciò alcune manifestazioni di volontà a far parte della lista giunte da persone non residenti a Gavoi erano state respinte dopo serena discussione.
Solo nella riunione del primo maggio, alla quale voi sostenitori non eravate presenti, apprendo che uno degli indecisi aveva legittimamente ritirato la sua candidatura, (non mi sembra che nessuno lo abbia definito vigliacco o traditore), e che altri due nomi mai discussi in precedenza avevano aderito pochi minuti prima: Ero a dir poco sconcertata: si proponeva un altro nome di non residente?
Questa scelta dei candidati unilaterale e l’improvviso mutare dei punti fermi ribaditi sino al giorno prima, ha inevitabilmente intaccato la mia fiducia nella persona del signor Cugusi. Non l’ho più ritenuto persona capace di rispettare i patti. Ma proprio per onestà e lealtà ho espresso le mie ragioni solo dopo che tutti i candidati avevano firmato. E pur non avendo assolutamente nulla di personale rispetto ai nomi proposti, trattatavasi pur sempre di”candidati di servizio” che avevano più volte dichiarato la loro volontà a non candidarsi.
A quel punto, sempre per evitare quelle che voi chiamate “destabilizzazioni”. ho preso la MIA scheda siglata senza troppo rumore, ritenendo che manifestare a quel punto la mia decisione avrebbe potuto essere irresponsabile.
Sono sempre più convinta della mia scelta e ribadisco che nella mia decisione hanno influito questioni di principio, non inerenti le qualità umane dei nuovi candidati: dov’è l’equità e la coerenza di valutare con due pesi e due misure? Per voi in-filare qualcuno all’ultimo minuto in un contesto è legittimo, se qualcuno si vuole s-filare all’ultimo minuto è un “irresponsabile” o un “vigliacco”. Ribadisco: ci vuole coraggio a dire: “io non resto”.
Mi chiedo perché non siete andati in undici senza di me? La vostra è stata una scelta, non riconducibile a una defezione. Come mai si dice che non c’era il numero per presentare la lista?
Come mai accusate solo la mia persona? Sapete benissimo che quella stessa mattina altre due persone si sono s-filate ed un’altra già era pronta ad in-filarsi e che soprattutto io ero disposta ad andare in dieci se si fossero “decurtati” i candidati di servizio? Conoscendo le altre due persone che si sono legittimamente tirate indietro, nessuna di loro mi sembra stupida o condizionabile, hanno preso autonomamente la loro decisione. Il vizio era all’origine: anche altri non hanno più avuto fiducia nelle modalità del candidato. Ma i numeri per poter concorrere c’erano ancora. La responsabilità è nelle mani di chi ha dichiarato; “No, in dieci non ci vado”.
Considerati i toni offensivi, le insinuazioni e le offese fatte contro la mia persona prima di tutto da parte di Voi “in-dichiarati sostenitori” , sia sui social network che ribadite sul vostro articolo apparso su questo quotidiano, chiamandomi “vigliacca” e “irresponsabile” che ha “ben meditato le sue azioni”, in chiara contraddizione con l’ invito ad evitare toni polemici, Vi invito a prendere atto che siete i primi a fomentare polemiche e insinuazioni lesive del mio buon nome e della mia buona fede, che mi riservo di tutelare nelle sedi competenti anche con l’adozione di eventuali provvedimenti inibitori qualora non cessino queste accuse strumentali e diffamatorie.