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Lo spopolamento si può combattere anche con le comunità cooperative: la proposta della Base Sardegna

L'esempio arriva da Succiso, 65 abitanti sull'Appennino: con la cooperativa ha salvato il paese da estinzione certa

redazione
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Studiare esempi positivi oltremare e veicolarli in terra sarda adattandoli alle esigenze locali. E’ con lo spirito di fornire strumenti atti a contrastare l'impoverimento di risorse soprattutto nelle zone interne, dove i servizi e la presenza delle istituzioni vengono sempre meno, che la Base Sardegna (ideatrice del progetto "Case a un euro"), tramite il suo esponente in Consiglio Regionale Gaetano Ledda, ha presentato una proposta di legge per regolamentare la “COMUNITà COOPERATIVA”.
 
Questa forma di associazione mutualistica, attraverso l’aiuto delle istituzioni regionali, può essere un ottimo strumento per sopperire a tutti quei servizi che nelle piccole comunità sono assenti e risultano necessari.
 
L’esempio salito alla ribalta delle cronache nazionali è quello della comunità cooperativa di SUCCISO, borgo dell’Appennino Tosco Emiliano di appena 65 abitanti. Grazie a questa forma giuridica ha saputo creare tantissime opportunità lavorative per i suoi residenti, arrivando a fornire servizi e beni essenziali anche ai paesi vicini. Grazie a questa cooperativa di comunità si è riaperto il bar ad esempio, e si è riavviato l’allevamento del bestiame, recuperando quindi una tradizione che diversamente si sarebbe persa con la morte del paese stesso, destinato a sicura estinzione.
 
“Per questo abbiamo studiato un adattamento alla Sardegna – spiega Gaetano Ledda, presentatore della proposta -, nel quale prevediamo un intervento della Regione che tanto può fare nel favorire l’azione di questa cooperativa”. E lo spiegano bene nel testo di legge depositato in Consiglio, quali devono essere i compiti degli uffici cagliaritani:  “disciplinano le modalità di raccordo delle attività delle cooperative di comunità con quelle delle pubbliche amministrazioni adottando appositi schemi di convenzione-tipo che regolino i rapporti tra le cooperative di comunità e le stesse amministrazioni pubbliche operanti nell’ambito regionale; favoriscono, insieme agli enti locali, la partecipazione della cooperazione di comunità all’esercizio della funzione pubblica mediante: la promozione di azioni volte a favorirne le capacità progettuali e imprenditoriali; il sostegno e il coinvolgimento delle cooperative di comunità nel sistema di produzione di beni e servizi”. Ma non solo. La Regione, sempre secondo questa proposta, può mettere a disposizione beni immobili dismessi, o finanziare, attraverso diverse forme di credito, le azioni che i soci vogliono intraprendere.

“Vogliamo dare gambe a uno strumento che se adoperato può fare tanto per le piccole comunità – è il commento del presidente della Base Sardegna Efisio Arbau e sindaco di Ollolai -, in tutti i settori di azione, sia quello turistico e del recupero delle tradizioni, sia quello ambientale, sia quello sociale. Crediamo che ogni comunità, in questa lotta di contrasto all’impoverimento numerico, debba prima di tutto contare sulle proprie forze e mettere in campo tutte le armi”.

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