“Il meglio deve ancora venire”: così recita il titolo di una celebre canzone di Ligabue. Questa è la storia di un 2013 complicato per i colori rossoblù. Un anno che si è concluso con un pareggio che, forse, sa di vittoria. Aver fermato un Napoli con così tanti campioni non può che essere motivo di grande orgoglio.
Il meglio deve ancora venire, perché anche ieri sera al Sant’Elia c’erano solamente 5.000 spettatori (o forse nemmeno 5.000) a gustarsi una partita che, per le emozioni che ha riservato, ne avrebbe meritato come minimo cinque volte tanto. Restiamo, ed è triste affermarlo, ancora la “barzelletta d’Italia. Chissà come giocherebbe il Cagliari se fosse circondato da 16.000 spettatori!
Il meglio deve ancora venire, perché senza uno stadio, costretta a giocare a porte chiuse e a vagabondare per il resto della penisola, qualsiasi altra squadra avrebbe gettato la spugna. Ma un gruppo così compatto difficilmente lo si vede da altre parti, e la partita contro il Napoli è stata un chiaro esempio della coesione della formazione sarda, con tutti gli effettivi che hanno remato dalla stessa parte, portando a casa un prezioso risultato.
Il meglio deve ancora venire, perché con un attacco risicato (senza Ibarbo e con Nenè in grande spolvero uscito subito per infortunio) si è riusciti a impensierire una difesa rocciosa come quella partenopea.
Il meglio deve ancora venire, perché i calciatori sardi sono la risorsa in più del Cagliari, a cui ci si può appigliare nei momenti difficili. Poiché solo loro (si potrebbe magari aggiungere il veterano Conti) possono capire cosa significhi per la gente della Sardegna stare in serie A, cosa significhi identificarsi nei colori che non rappresentano soltanto una città, ma un’intera isola.
Il meglio deve ancora venire, perché a gennaio si prospetta una mini-rivoluzione nella rosa cagliaritana, con alcune partenze illustri e arrivi di giovani di belle speranze. E l’intero ambiente potrebbe giovarne, perché non ci sarebbero più a vagare per i campi di Asseminello i musi lunghi dei “separati in casa”, ma solamente visi che comunicano positività.
Il meglio deve ancora venire, perché con un tifo così i calciatori non possono che innamorarsi ancora di più del Cagliari, e offrire per la causa rossoblù tutto se stessi, e anche qualcosa in più.
Il meglio deve ancora venire, perché, diciamolo, questo Sant’Elia in fondo porta bene: cerchiamo di demolirlo e di costruire su questo stesso terreno un nuovo stadio, ma uno stadio vero, che non possa essere considerato solo un eufemismo come quello attuale. Tenga duro, Presidente, non smantelli la squadra a gennaio e combatta per avere finalmente una degna casa!
E il meglio deve ancora venire, perché questa partita chiude un anno difficile, e la prossima di Verona ne inaugurerà uno nuovo, che speriamo possa essere ricco di gioie, per il Cagliari e per la popolazione di una terra che ha dovuto patire grandi dolori negli ultimi mesi. Non possiamo che augurarci che la salvezza arrivi il prima possibile, e che i tanto agognati cavilli burocratici e i contenziosi possano concludersi, potendo riempire finalmente il Sant’Elia con 16.000 persone.
Ma noi sardi abbiamo una grande pazienza e siamo troppo innamorati di questa squadra.
Perché, in fondo il Cagliari siamo anche noi, e con il sole o con la pioggia, in casa o in trasferta, continueremo a sostenere più che mai la nostra Nazionale, dai colori rosso e blu.
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