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"Abbandonati da chi dovrebbe guidarci"

Il punto di vista chi di chi la scuola la vive tutti i giorni

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Non solo distinti signori di mezza età e benpensanti in politichese locale, che espongono mappature e spartizioni di scuole istituzioni territorio e persone. Non solo amministratori, giudiziosi per gerarchie partitiche ammuffite. Non solo parametrati contabili provinciali e regionali, curatori di aste e fallimenti, non solo dirigenti, presidenti, sindacati, sindaci, assessori…
La scuola passa per altre vie.
La comunicazione sia netta e pulita per una volta, almeno ora di fronte alla vergogna.
Quella per cui la “messa in sicurezza” del Floris passa attraverso la vittoria dei silenzi e delle omissioni e l’imbarazzo di dover difendere ancora e ancora e ancora l’evidente scantonata.
La realtà è sotto gli occhi di tutti noi, che operiamo nella scuola superiore di Gavoi, oggi né Ciusa e non più Floris. Un ente vivo di studenti e personale ausiliario e docenti, che lavorano col cuore di chi guarda ai figli di questo territorio come ai propri. Ma anche di persone che non sono così stupide da non comprendere la messa in scena di battibecchi su quotidiani e on-line, di chi si parla addosso promuovendo l’azione di rappresentanti istituzionali, privi di un idea, di un disegno, di un’iniziativa che non passi per l’accondiscendenza agli sconci legislativi nazionali. La realtà che siamo noi, uomini e donne di questa scuola, è quella manifesta dell’abbandono da parte di chi dovrebbe avere cura della gestione e dell’organizzazione dell’istituzione, da parte di chi ne dovrebbe rafforzare il progetto formativo essendo presente e propositivo come rappresentante della comunità.
Ma, guarda caso, in tempi di dimensionamenti scolastici e piani di spartizione politica elettorale, si alza la voce di chi rincorre solo visibilità. E si va blaterando ancora di soluzioni contro tagli all’istruzione e ad altre importanti istituzioni del territorio e si è capaci di proporre solamente accorpamenti di scuole distanti anni luce per offerta formativa e tradizione culturale. E tra chi rimprovera beceri campanilismi e chi continua a difendere il proprio operato e non dice delle occasioni perse, quando ancora si poteva ragionare sui globali, si continua a giocare a rimpiattino nascondendosi la grave responsabilità della negata condivisione democratica dei propri disegni.
Le novità progettuali per il territorio, ormai di anno in anno, passano per la negazione degli errori o il giudizio dotto di chi punta l’indice sempre e solo contro i più deboli, dove la “debolezza” sta nei numeri e non nella qualità del piano formativo. E per contrastare lo spopolamento dei nostri paesi si offrono campagne pubblicitarie agli studenti che, in tempo di iscrizioni, subiscono l’invito ad andare verso un altrove che diventa prospettiva, orientati alle logiche di mercato in cui la merce sono loro.
E rieccoci quindi al solito carnevale, alla solita carnevalata!
E se le parole hanno un senso e ogni senso ha una missione, il senso di queste appena fuoriuscite sta nell’invito agli amministratori, ai politici, ai dirigenti scolastici, a non limitarsi a prendere o lasciare, ma a costruire un progetto nuovo di scuola del territorio, nel rispetto delle identità delle piccole e delle grandi realtà scolastiche, che sia elaborato con chi vive la scuola e non negli angoli riposti di qualche privè, che sia partecipato dagli studenti che chiedono di formarsi laddove il diritto all’istruzione sia appannaggio naturale della propria terra e condiviso dall’intera comunità.
Se si paventa un ulteriore spopolamento per effetto del ridimensionamento dei servizi, bisogna rivendicarne con forza la presenza sul territorio e con essi la scuola.

“Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono niente, o non vale niente lui.”

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