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Il Parco del Gennargentu: un progetto per lo sviluppo

Redazione associazione Nino Carrus
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Si continua a parlare molti timidamente del progetto “Parco del Gennargentu”. Però se ne parla e soprattutto si scrive dell’argomento. Nei convegni, nella stampa, nei siti internet. La Confindustria nuorese, l’Università, le associazioni, il mondo studentesco sono impegnati nel rilancio di una proposta che ormai era passata nel dimenticatoio generale.

La politica, soprattutto negli alti livelli, purtroppo tace. Le istituzioni territioriali sono latiitanti. La nostra Associazione costituita da uomini liberi ma impegnati a cambiare questa nostra società che rischia un declino ormai inesorabile intende riproporre senza remore il problema parco come volano dello sviluppo delle aree montane. Forse l’unico progetto concreto capace di cambiare e sostenere l’economia di quei territori che costituiscono l’anima pulsante del Gennargentu. Partiamo dal Convegno di Lodine per riprendere il cammino che può e deve portare a riconsiderare la validità del progetto Parco e a superare la storia e le polemiche del passato. Riprendiamo questo cammino con il coinvolgimento delle popolazioni, delle giovani generazioni, delle forze produttive e culturali che rappresentano tutta quella vasta area del centro Sardegna e delle aree montane del Gennargentu.

Un tappa importante di questo nostro nuovo percorso informativo è costitituta dall’intervista rilasciata da Felice Corda, già Direttore dell’Ente Foreste, pubblicata ne “La Nuova Sardegna “ a firma di Luciano Piras. Una intervista coraggiosa ma efficace che contiene alcune risposte, opportunamente motivate, ai dubbi e alle perplessità di molti sulla validità del progetto, che può diventare il “manifesto” del “Nuovo Parco.”

L’idea di Parco è superata?

“Superata da chi e da che cosa? Fino ad oggi, a parte le chiacchiere, i luoghi comuni, l’ipocrisia della politica, le proposte generiche, non c’è nelle cose da fare per le zone interne, un’idea, un progetto industriale, turistico e ambientale che abbia superato quello del parco, Sono quelli contro il parco quelli con la pancia piena, in nome e per conto di una marea di disoccupati, di sottosviluppo, di abbandono e di povertà dei nostri paesi.”

Ma in un momento di crisi economica come questa, che senso ha parlare di Parco nazionale, di ambiente?

“Indubbiamente parlare di Parco o di ambiente oggi fa specie perché l’opinione pubblica non lega parchi e riserve con economia e sviluppo. Tutto ciò in forte contrasto con l’affermarsi da parte della Comunità europea e dei grandi paesi industrializzati della stretta relazione tra la tutela degli ecosistemi, dell’ambiente e l’economia reale…”

Quindi il progetto Parco del Gennargentu potrebbe essere rimesso in moto?

“Sicuramente, più che mai con le comunità locali protagoniste, dato che sono gli attori principali. Solo il nome “Parco nazionale” in una situazione ambientale che che si vuole proteggere e contemporaneamente trasformare in reddito, incrementa il suo valore del 50% rispetto ad un parco regionale e del 95% rispetto ad un parco comunale. E’ come una casa con o senza piscina, con o senza giardino. Solo nel 2010 i comuni delle aree nazionali protette hanno registrato un totale di presenze turistiche, in termini di pernottamento di oltre 22 milioni, pari al 60% delle presenze turistiche in Italia.”

Cosa che non succede, invece, attorno all Gennargentu…un parco nazionale nato male, è evidente…

“Il Parco del Gennargentu è nato male perché non si è voluto tener conto delle esigenze economiche, sociali e culturali locali. Il significato del parco “calato dall’alto” è tutto qui. Ma non bisogna fermarsi su questo concetto, su questa scusa. Ora è arrivato il momento quasi storico, per riprendere il dialogo con il ministero dell’Ambiente anche e soprattutto da parte della classe politica.”

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