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ORANI. Da oggi, ogni ultima domenica del mese "Chiese aperte"

Un modo per moltiplicare l'offerta turistica

a cura della redazione
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Si apre oggi la manifestazione "Chiese Aperte" che fino a settembre (ogni ultima domenica del mese) aprirà le porte delle chiese oranesi ai visitatori e che è organizzata dal gruppo Geodea Orani (formato da operatrici dell'Ati Ifras, che da anni si occupano dello studio e della valorizzazione dei beni demo etno antropologici e ambientali) con la collaborazione del Comune, del parroco don Riccardo Fenudi e delle prioresse. Un modo per rendere l’offerta turistica ancora più completa e, se vogliamo, una ottima risposta da parte del paese al dimezzamento dei fondi destinati al Museo da parte della Regione. Al rischio di veder compromessa l’offerta turistico-culturale, causato appunto dalla possibile chiusura del polo museale che ospita il patrimonio lasciato da Costantino Nivola, Orani risponde moltiplicando l’offerta culturale. Il visitatore che decide di venire nel paese potrà visitare oltre al museo Nivola, oltre alla mostra all’aperto “ritorno ad Itaca” (serie di foto che ritraggono Nivola a lavoro nel suo paese), oltre alla pinacoteca dedicata a Mario Delitala (altro oranese che con la pittura e l’arte incisoria ha contribuito, per tutto il 900 a far conoscere Orani nel mondo), anche l’interno delle chiese con la guida gratuita delle operatrici. Ve le proponiamo con la descrizione che ne fa il sito del comune:
 

La Chiesa Nostra Signora d'Itria:
Il culto per la Madonna d'Itria (''Odighitria'', che indica la via) risale all'età bizantina ma l'intitolazione non è documentata in Sardegna prima del penultimo decennio del XVII secolo. In precedenza la chiesa oranese era dedicata a San Giuliano. L'aula mononavata è voltata a botte, con nicchie laterali in cui sono collocate statue lignee. L'arco absidale è a sesto acuto. Il presbiterio leggermente sopraelevato è delimitato da una balaustra marmorea e accoglie l'altare in marmo bianco con inserti rosa. Nella nicchia centrale si trova la statua della Madonna d'Itria secondo la tipica iconografia che la rappresenta con il bambino in braccio e ai lati i due pellegrini inginocchiati. L'opera, di notevole fattura, conserva ancora la decorazione originale a ''estofado'' ed è databile alla seconda metà del Seicento. La volta a crociera è affrescata con figure di angeli e cherubini, datati alla fine del Seicento furono forse eseguiti dal capostipite degli Are. Recenti restauri hanno messo in evidenza nuovi dipinti murali, sia sulle pareti del presbiterio e delle cappelle, sia sulle arcate della navata in cui appaiono raffigurate scene di vita evangelica, probabilmente più antichi di quelli conosciuti. Nella facciata, sormontata da timpano curvilineo, si trovano al centro un piccolo rosone e in asse il portale. Sulla sua superficie Costantino Nivola eseguì nel 1958 una decorazione a graffito.


Chiesa San Giovanni Battista
La chiesa di San Giovanni Battista fu edificata in sostituzione di un'altra più antica annessa al convento dei Frati Francescani Minori, giunti ad Orani nel 1610. La sua costruzione, inziata verso la fine del '600, fu completata nei primi anni del '700. Nel 1866, dopo la soppressione e l'incameramento degli Ordini Religiosi, il convento divenne proprietà del comune e fu adibito a svariati usi: casa comunale, scuola elementare, pretura e carcere mandamentale. La chiesa di San G. Battista, anch'essa di proprietà comunale, fu concessa in uso alla comunità parocchiale e dal 1870 al 1930, durante la costruzione della nuova parrocchia di Sant'Andrea, svolse la funzione di chiesa madre. La chiesa rispecchia l'architettura tipica delle chiese francescane: presenta un unica navata centrale con altare maggiore e tre cappelle laterali per parte comunicanti tra loro. L'esterno dell'edificio presenta un pronao, sul quale si aprono gli accessi alla chiesa e al comune (ex convento) e un campanile tozzo ma inserito armoniosamente nel complesso. Sopra il pronao si trova il coro, dove sono conservati un coro ligneo e un antico e pregevole organo datato al 1732 recentemente restaurati.


Chiesa NostraSignora del Rosario
La chiesa del Rosario è menzionata, insieme all'omonima confraternita, per la prima volta nel 1684. Fu edificata probabilmente nel corso del Seicento quando si diffuse ampiamente il culto mariano anche in Sardegna. La chiesa, mononavata è coperta, come il presbiterio, con una volta a botte rinforzata da archi traversi. Le cappelle laterali furono aperte tra i contrafforti dei fianchi, un piccolo pulpito marmoreo è addossato all'ultimo pilastro a destra dell'altare. La zona presbiteriale è inquadrata da un arco a tutto sesto e delimitata da una balaustra. Nell'altare in marmo bianco, colonne tortili nere incorniciano le nicchie dove si trovano la statua lignea seicentesca della Madonna del Rosario e due santi francescani. L'elemento artistico più importante della chiesa è costituito dagli affreschi che arrichiscono l'interno, attribuite ai pittori Pietro Antonio e Gregorio Are e risalenti alla metà del Settecento. I dipinti rappresentano le nozze di Cana, i Santi Caterina da Siena e Paolo Eremita, la battaglia di Lepanto e la Predica di San Domenico. La famiglia degli Are esprime con costanza una sua idea dell'arte vicina alle convenzioni linguistiche auliche e al tempo stesso legata alla domanda d'informazione dei ceti popolari. Da qui il gustoso e non incolto sincretismo tra le figurazioni di sapore arcaico e la necessità di immagini legate alla buona regola del disegno. La facciata, spartita in due ordini da una cornice orizzontale, adotta lo schema catalano-aragonese a terminale piatto con merli che affiancano il campanile a vela, in asse con un oculo modanato e con il portale d'impronta tardo rinascimentale. Sul campanile a canna quadra svetta una cuspide piramidale che richiama quella dell'antica parrocchiale.


Parrocchia Sant' Andrea Apostolo
Abbandonata sin dall'inizio dell'Ottocento l'antica parrocchiale di Sant'Andrea Apostolo, della quale rimangono i ruderi e il campanile di forme gotico-catalane, venne avviata la costruzione della nuova chiesa. La mancanza di fondi rallentò notevolmente l'inizio dei lavori e soltanto nel 1867 il cantiere venne affidato all'architetto nuorese Giacomo Galfrè; un grave contenzioso tra l'impresa e il Comune determinò una lunga interruzione, tanto che l'edificio fu terminato solo nel 1930. La chiesa di Sant'Andrea è una delle più tarde realizzazioni di forme neoclassiche in Sardegna con un orientamento prevalentemente palladiano. L'architettura monumentale presenta un pronao tetrastilo timpanato aggettante, retto da colonne tuscaniche. L'interno è ampio e luminoso, caratterizzato da una pianta a croce greca; all'incrocio dei bracci è impostata la cupola emisferica con terminazione a lanternino. Una trabeazione aggettante e modanata percorre il perimetro dell'edificio; sulle pareti lesene e semicolonne ioniche scandiscono le superfici. All'interno sono custodite importanti opere d'arte: la pala d'altare realizzata da Mario Delitala; il pulpito seicentesco in marmo intarsiato, proveniente dall'antica parrocchiale; il pulpito ligneo che apparteneva alla chiesa del Rosario e un prezioso retablo datato alla fine del XVI sec.

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