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Arbau: "Serve una rivoluzione per debellare la peste suina"

"Se ne parliamo dopo 35 anni significa che la politica ha fallito"

a cura della redazione
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“Serve una rivoluzione per debellare la peste suina africana dalla Sardegna”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale Efisio Arbau che nei giorni scorsi ha presentato un interpellanza al presidente regionale Francesco Pigliaru e all’assessore Luigi Arru in cui oltre a spiegare i danni causati dalla  malattia (che ha di fatto quasi cancellato il comparto) propone delle soluzioni “per un'inversione di rotta ed un taglio netto rispetto alle azioni fino ad oggi intraprese a livello regionale, necessarie per ricreare le condizioni di sviluppo del comparto suinicolo regionale e della filiera agro-industriale ad essa connessa”.

“Più che di peste suina bisogna parlare di peste politica – attacca Arbau – se un epidemia perdura da 35 anni significa che c’è stata incapacità politica e sanitaria nell’affrontarla”.

La malattia è, infatti, arrivata in Sardegna nel lontano 1979, e da allora non ci ha più lasciati. Negli anni sono state prese “una serie di misure straordinarie, sterilmente riproposte di anno in anno (senza mai un effettiva valutazione in termini di rapporto costi-benefici) che sono finite per essere elementi integranti del sistema politico e burocratico con cui la PSA pacificamente convive e prolifica da decenni”.

Il divieto assoluto di esportazione le carni suine (novembre 2011) e le pesanti restrizioni alla commercializzazione dei suini anche all'interno del territorio isolano, “ha di fatto portato alla paralisi di tutte le attività suinicole - spiega il leader de La Base – La conseguenza è che negli ultimi 3 anni si è drasticamente ridotto il numero delle aziende. Nel 2012 ha chiuso i battenti anche la Tecnopig di Bottidda, un’azienda modello. E adesso è a rischio il Medio campidano, l'ultimo baluardo di filiera suinicola regionale, dove vi sono circa 20 allevamenti, 5 macelli, 3 laboratori di sezionamento e 2 salumifici, con oltre 450 lavoratori”.

Per questo serve un inversione di tendenza e un metodo diverso. “Dobbiamo, innanzitutto, salvaguardare e premiare gli allevamenti regolarmente accreditati e continuativamente indenne. Per far questo dobbiamo, come prevede l’ultima decisione della Commissione europea n. 2014/178/UE del 27 marzo 2014, le misure di protezione devono essere modulate per zone circoscritte come in Polonia e Lituania e non essere estese a tutto il territorio regionale come avviene oggi. Se li trattiamo tutti allo stesso modo favoriamo chi non rispetta le regole”.

“Questo - evidenzia il consigliere regionale di Ollolai – non può essere attuato dagli stessi soggetti che nei vari settori si sono resi corresponsabili dei decennali insuccessi nella lotta alla PSA. Ma è necessario un rinnovamento ed incremento del Servizio di prevenzione regionale con professionalità specifiche e con autorità effettiva di coordinamento e controllo dell'attività di prevenzione periferica oltre al rinnovamento delle direzioni dei Servizi di sanità animale delle 8 ASL della Sardegna”.

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