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Orgosolo. La rivolta di Pratobello

Il video con la canzone simbolo della protesta di Giuseppe Rubanu

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ORGOSOLO. Tutto ha inizio il 27 maggio 1969 quando sui muri ancora spogli di Orgosolo compaiono dei manifesti che impongono ai pastori e ai braccianti agricoli che lavorano il territorio di Pratobello di abbandonare la zona e trasferire il bestiame altrove. Perché per due mesi il terreno da pascolo sarà un poligono da tiro. A questa notizia se ne aggiunge un'altra, non ufficiale, che circola in paese: quello che il Governo chiama “poligono temporaneo” mira in realtà a diventare un campo di addestramento e tiro permanente. Il 9 giugno, 3500 orgolesi iniziano l’occupazione dei campi. Donne, uomini e bambini, affrontano i militari faccia a faccia. Non si verifica nessun episodio di violenza ma qualcosa di molto più forte. Le donne raggiungono i soldati, li guardano negli occhi, iniziano a parlare. Spiegano loro cosa hanno in testa. Gli abitanti corrono sotto il sole giorno dopo giorno per tenere occupato l’esercito e impedire le esercitazioni. E’ una rivolta senza sangue. Dai manifesti che chiedono ‘concimi, non proiettili’ nasceranno i primi murales. Ma i giornali n quei giorni dicono le bugie. I giornali fanno il gioco del Governo perché nessuno deve sapere che la gente può dire no alle servitù militari.

Dalla rivolta di Pratobello nasce una canzone. La scrive Giuseppe Rubanu. Poco o niente si sa di lui, ma può darsi che fosse semplicemente uno degli orgolesi in lotta quei giorni lontani e vicini al tempo stesso.

Sotto il video con la canzone.

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