OLZAI. A metà dell’Ottocento, l’abate Vittorio Angius (1797-1862) annotava che dentro il villaggio di Olzai scorreva «un ruscello, che nasce ne’ salti prossimi al comune di Ollolai, e cresce dalle molte acque delle scaturigini che sono nelle pendici, il quale nell’autunno se sia piovoso, e sempre nell’inverno e nella primavera muove con sua corrente una dozzina di molini da grano in mezzo all’abitato, e irriga a una ed altra sponda vari orti e giardini».
Era il “Giardino della Barbagia”, con il ruscello che divideva il paese in due grandi rioni «ne’ quali le case sorgono gradatamente, come il terreno».
Un paesaggio da favola, ma incastonato in un ambiente insalubre e infestato dalla malaria e che necessitava, pertanto, di un’opera di bonifica: l’arginamento nel rio Bìsine.
La storia di questa monumentale opera pubblica è legata all’alluvione del 1921, e spesso si intreccia con quella dell’acquedotto comunale. Ma le prime vicende amministrative risalgono all’anno 1899.
Una storia importante della municipalità, sconosciuta ai più, oggi ripercorribile attraverso la lettura delle deliberazioni del Consiglio e Giunta comunale e del Podestà e qualche documento rinvenuto in altri archivi pubblici, oltre alle cronache giornalistiche pubblicate dai quotidiani e periodici dell’epoca.
Purtroppo, nel municipio di Olzai non esiste altra documentazione dell’arginamento e dell’alluvione del 1921. I documenti sono stati smarriti, compresi i vari progetti, le mappe, le relazioni tecniche e sanitarie e la corrispondenza con le autorità superiori.
In occasione del 93° anniversario dell’alluvione del 10 settembre 1921, ripercorriamo questa lunga storia, certi di far cosa gradita alle generazioni olzaesi più giovani e ai lettori di Barbagia.net.
Il primo arginamento nel rio Bìsine: dal 1899 al nubifragio del 1921
Il primo atto amministrativo risale al 5 novembre 1899, quando il Consiglio comunale – presieduto dal sindaco Agostino Mattia Nonnis (1838-1922) – si riunisce per valutare l’opportunità di realizzare un arginamento «nel rivo Bìsine scorrente entro il popolato».
Il più convinto sostenitore dell’opera è il consigliere don Giuseppe Cardia (1857-1937) che illustra l’argomento all’assemblea. Il nobile Cardia, figura stimata dalla popolazione, sottolinea l’importanza della realizzazione dell’arginamento «per tutela della sanità pubblica, onde allontanare le esalazioni miasmatiche a causa delle acque stagnanti nella stagione estiva, per le immondezze che si versano colà, e per la terra che frana dagli attigui e mal chiusi orticelli».
Alla proposta del nobile Cardia si oppone il consigliere Battista Dore (1830-1918) il quale - pur riconoscendo l’utilità della costruzione - replica che «l’arginamento di esso rivo – lungo 300 metri circa – importa una spesa insopportabile per la quale il Comune è impotente». Dopo approfondita discussione, con otto voti favorevoli e due contrari, l’assemblea delibera di «ritenere necessaria» la costruzione dell’arginamento nel rio Bìsine «per ragioni d’igiene.»
Questa è la sintesi della delibera del Consiglio comunale n. 161 del 1899, il più vecchio documento disponibile negli archivi comunali sulla costruzione del primo arginamento nel rio Bìsine.
Dal 1899, trascorrono quattro anni di silenzio amministrativo, sino al 2 agosto 1903: quel giorno si riunisce il Consiglio per affidare all’ingegner Pier Luigi Carloni di Nuoro la progettazione di un «acquedotto a scopo d’igiene» convogliando l’acqua della Fontana nova e della Fonte Bìsine (distanti 2 chilometri circa dall’abitato), sufficienti per una popolazione di 4.000 abitanti». Contemporaneamente, il Consiglio affida allo stesso professionista l’incarico del progetto di costruzione dell’arginamento nel «rivo scorrente entro l’abitato», concordando un «tenue» onorario di «lire Cento, sulla considerazione di poterlo eseguire unitamente a quello dell’acquedotto».
Nel frattempo, con Regio Decreto n. 487 del 25 agosto 1904, il territorio del Comune di Olzai viene inserito nell’elenco di 48 comuni della Provincia di Sassari colpiti da «endemia malarica».
Nel 1905 l’ingegner Carloni rinuncerà ad entrambi i progetti e si perderà ancora tempo. Il 24 settembre 1905 il Consiglio conferisce il nuovo incarico all’ingegner Pietro Nieddu di Nuoro. Dopo quattro anni, esattamente il 27 giugno 1909, il Consiglio approva finalmente il progetto dell’arginamento e lo invia al controllo delle autorità superiori.
Anche all’epoca la burocrazia andava a rilento, mentre le acque del rio Bìsine continuavano ad inquinare l’abitato al punto che, con una circolare della Prefettura dell’agosto 1910, venne proibita la lavatura del bucato nel ruscello.
Nel 1911, il professor Pietro Meloni Satta (1840-1922) sollecita il Comune – nella sua monografia “Olzai” – descrivendo che bisogna provvedere «presto e bene» alla realizzazione dell’arginamento, con l’augurio che il Municipio «porti presto a compimento l’importante pratica in una a quella dell’acquedotto».
Ma la malaria continua a imperversare e il territorio del comune di Olzai viene nuovamente inserito tra le zone malariche della Sardegna con Regio Decreto 27 agosto 1912 n. 1000 (provvedimento che sarà revocato, insieme al precedente del 1904, il 14 agosto 1967 con Decreto n. 1057 del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat).
Nonostante le buone intenzioni dei volenterosi amministratori comunali e i solleciti del professor Pietro Meloni Satta e degli altri medici olzaesi, manca, però, il denaro. E poi la pratica amministrativa si complica poiché - nei meandri della burocrazia - viene smarrito il progetto dell’arginamento approvato nel 1909.
Il 21 gennaio 1914, il Consiglio è costretto a riaffidare l’incarico all’ingegner Pietro Nieddu, prevedendo il «prolungamento dell’arginamento fino all’angolo posteriore del molino di proprietà del Signor Satta Dionigio [1835-1931] e la costruzione di diversi lavatoi per maggiore comodità della popolazione». E dopo diverse proroghe concesse al professionista, l’elaborato progettuale viene aggiornato e approvato dal Consiglio, in «prima lettura» il 25 settembre 1916 e, in «seconda lettura» il successivo 29 ottobre.
Ora il Comune di Olzai possiede il progetto dell’arginamento convalidato dalle autorità superiori, ma dovrà attendere la fine della prima Guerra Mondiale per trovare le necessarie risorse finanziarie.
Il Comune chiede il primo mutuo della sua storia per realizzare l’arginamento nel rio Bìsine
Il 28 novembre 1919, il Re Vittorio Emanuele III promulga il Regio Decreto Legge n. 2405, con il quale istituisce un Comitato speciale «con lo scopo di predisporre immediata esecuzione di lavori pubblici e di colonizzazione interna, per combattere la disoccupazione ed accrescere la produzione nazionale», attraverso la concessione di mutui a favore dei Comuni e altri enti che garantiscono l’impiego di mano d’opera e l’avvio dei lavori entro l’anno 1920.
Anche all’epoca esistevano i “cantieri comunali” per combattere la piaga della disoccupazione. Un’occasione che non poteva sfuggire ai ben informati amministratori del Comune di Olzai. E poi, in quel periodo, la municipalità aveva una solida cassa, insieme alle necessarie garanzie per chiedere il mutuo.
La scadenza per accedere ai benefici previsti dal Decreto n. 2405/1919 e, in particolare, al mutuo senza interessi era stabilita al 15 febbraio 1920. E allora, il 5 febbraio 1920 il sindaco don Giuseppe Satta (1852-1925) convoca una riunione straordinaria e urgente del Consiglio per deliberare la richiesta del prestito agevolato per la realizzazione dell’arginamento «riconosciuta come opera di massima e urgente necessità per ragioni igieniche, acclamata insistentemente dalla popolazione, e che non si poté eseguire finora a causa delle difficoltà sorte in questi ultimi anni per il costo elevato dei materiali di costruzione, per deficienza di mano d’opera ed altre ragioni note a questo consesso».
Sempre in quella adunanza, l’assemblea civica sottolinea «che parecchi anni or sono l’Amministrazione comunale deliberò di eseguire l’arginamento del Rio Bìsine, che scorrendo all’aperto nell’abitato e ristagnando nella stagione estiva è la causa principale della malaria che funesta per gran parte dell’anno questa popolazione laboriosa condannandola all’inerzia ed a tutta la conseguenza della cachessia palustre».
Il Consiglio evidenzia anche l’urgenza dell’opera per «le condizioni attuali che le classi operaie del nostro Comune, e dei Comuni più vicini, le quali in seguito al congedo quasi simultaneo dal servizio militare delle classi più giovani, sono rimaste prive di lavoro e di mezzi di sussistenza, e trovasi in stato di agitazione permanente».
La pratica del primo mutuo della storia del Comune di Olzai viaggia veloce. Così, il 22 marzo 1920 il sindaco Satta annuncia al Consiglio comunale che «il Comitato per il lavori contro la disoccupazione ha trasmesso alla Cassa Depositi e Prestiti l’elenco dei mutui concessi nell’ultima seduta del 3 corrente e che questo Comune può quindi ritirare l’anticipazione che possa occorrere per dare mano immediatamente ai lavori di sistemazione del rio Bìsine». E il Consiglio delibera la richiesta di un anticipazione di cinquantamila lire «allo scopo di iniziare immediatamente detti lavori per sopperire ai primi e più urgenti bisogni della disoccupazione».
Il 20 aprile 1920 la Giunta pubblica l’appalto per «l’esecuzione delle opere e provviste occorrenti per coprire con un tombino o chiavica il tratto del Rio Bìsine, che attraversa l’abitato di questo Comune, dalla via Telegrafo alla strada provinciale», con un importo a base d’asta di 162.231,36 lire.
Dopo una modifica del computo metrico dei lavori, iniziano le trattative per l’occupazione ed espropriazione dei terreni privati, ma la prima gara d’appalto del 3 maggio 1920 andrà deserta.
La data di inizio lavori è stabilita per il 19 maggio 1920. Il 13 giugno 1920 venne nominato direttore dei lavori l’ingegner Filiberto Costa di Sassari, coadiuvato dal geometra Romolo Ciboddo. Nella stessa data, certo signor Amedeo Rainieri fu Luigi, domiciliato a Olzai, viene nominato «sorvegliante» dei lavori dell’arginamento nel rio Bìsine, dietro un compenso mensile di 125 lire.
Il 16 giugno 1920 la Giunta autorizza il prelievo di duemilacinquecento lire dal libretto di deposito postale del Comune per registrare il «contratto di deliberamento» con l’impresa Andrea Nieddu di Orani e altre spese inerenti l’appalto, utilizzando così la metà della cauzione versata dalla stessa impresa per l’esecuzione dei lavori dell’arginamento.
A seguito di ulteriori problemi con la direzione dei lavori, anche per la rinuncia all’incarico dell’ingegner Costa, il 10 luglio 1920 il Consiglio nomina l’ingegner Francesco Colombi, ma la delibera n. 106/1920 viene annullata.
La vigilia del Ferragosto 1920, a seguito di «lagnanze tanto per lo scavo come pel tracciato dei lavori di esecuzione dell’Arginamento nel Rio Bìsine», la Giunta comunale chiede al Genio Civile di Sassari l’invio di un ingegnere «di provata onestà e competenza» per far rispettare le prescrizioni del progetto.
Il 29 agosto 1920, il Consiglio – con una deliberazione di appena sette righe – modifica il progetto dell’arginamento su proposta del sindaco Satta. L’assemblea, «considerando che la canalizzazione del Rio Bìsine, quale è stata progettata ed appaltata, non raggiunge lo scopo igienico, con voto unanime delibera perché detto arginamento si continui con un canale chiuso fin dove vi sono case, e con canale aperto oltre metri cento al di là dell’abitato».
I lavori proseguono con queste modifiche. Il 9 ottobre 1920, la direzione dei lavori viene affidata al cavaliere Pier Luigi Carloni e al geometra Francesco Testoni di Sassari, dietro un’indennità di trasferta «per tutte le gite che saranno eseguite per visite ai lavori», oltre al compenso del 2% dell’importo totale dell’appalto «per tenuta degli atti contabili e per tutti i lavori di tavolino».
Il 19 dicembre 1920, i lavori di canalizzazione e copertura del rio Bìsine risultano «progrediti» e, quindi, il Consiglio delega la Giunta per la predisposizione di un progetto di un nuovo lavatoio.
Il 12 giugno 1921, il Consiglio «riconosciuta la necessità di impedire l’irrigazione degli orti entro il popolato per ragioni d’igiene, cessando diversamente lo scopo dell’arginamento Rio Bisine, costrutto appositamente per combattere la malaria che infesta il paese» decideva di «vietare l’irrigazione negli orti entro il popolato e precisamente quelli compresi fra i terreni dal punto Rio Zia Clara fino al Badu Rio delle Concie, proibendo anche il gettito delle immondizie».
Con nota del 22 giugno 1921, la Direzione generale della Cassa Depositi e Prestiti trasmette al Comune di Olzai il Decreto Reale del 27 giugno 1920 contenente l’assegnazione del mutuo, concesso ai sensi del Decreto n. 2405/1919. Di conseguenza, il 17 luglio 1921 il Consiglio comunale delibera l’accettazione definitiva del mutuo di 180.000 lire per la realizzazione dell’arginamento e, dopo dieci giorni, il Comune liquida le indennità di esproprio a favore di quattordici proprietari di terreni privati interessati ai lavori.
Nel pomeriggio del 10 settembre 1921, il primo arginamento nel rio Bìsine costruito dall’impresa Nieddu di Orani sarà completamente distrutto dall’alluvione, insieme a tutto il lavoro profuso in ventidue anni dagli amministratori comunali. Ma questa è la cronaca del nubifragio, che sarà pubblicata nella seconda puntata.