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Santa Ruke

di Natalino Piras

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Il 14 settembre è l’Esaltazione della Santa Croce nel calendario cattolico, Santa Ruke. È festa religiosa di lunghissima tradizione ma dovrebbe risultare pure occasione di altre riflessioni e incontri. A partire da un dato conflittuale: appunto la Croce. Che è segno di fede ma anche uno scontro di civiltà che dura anch’esso da lunghissimo tempo. L’espansione dell’Islam verso Oriente e Occidente ha come segno caratteriale la Croce: da oltraggiare, da abolire. Il Corano dice che non fu Dio a morire sul legno, inconcepibile. I fanatici musulmani di questo segno da oltraggiare e bruciare fanno guerra santa ancora oggi. D’altra parte l’espansione del Cristianesimo in Occidente e Oriente avviene sotto il segno della Croce: in quel legno morì e patì il Dio nascosto, latens deitas nell’ “Adoro te devote” di Tommaso d’Aquino. Se da un lato, come segno ancora nascosto, il “pretioso sanguine” del Cristo è servito a redimere l’umanità, dall’altro la Croce è sempre stata il vessillo di lance, spade, cannoni e fucili in ulteriori guerre di difesa e conquista. Guerre sempre spietate. Nel 614 Cosroe, re dei persiani, mise sotto assedio Gerusalemme e una volta conquistata il suo esercito si abbandonò a un orrendo saccheggio della città. I soldati cercavano la reliquia della Vera Croce. Gerusalemme fu poi riconquistata dagli arabi e nel segno della Vera Croce da difendere e oltraggiare iniziarono tante altre guerre di massacro e conquista. Siamo ancora lì.

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