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Festa di San Bartolomeo 2021

Le parole e le immagini delle celebrazioni del 23 e 24 agosto

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Di seguito, l'omelia pronunciata nella Messa del 23 agosto e il collegamento alla diretta live curata dalla redazione di Sardegna Live il 24 agosto

 


 

Omelia per la vigilia di San Bartolomeo apostolo

Anfiteatro Regina fontium, Ollolai (NU) – 23 agosto 2021

Con uno sguardo all’orologio, la messa della vigilia, preceduta dai vespri e conclusa con la preghiera dell’ultimo giorno dell’ottavario, è “più lunga” – come diciamo noi – della celebrazione solenne nel giorno della festa. Il celebrante è consapevole del livello di sopportazione dei fedeli che vi partecipano e non potendosi permettere di tagliare parti della liturgia, l’unico modo per salvarsi dall’eventuale  mormorazione dei convenuti, forse impazienti, è limitarsi nell’omelia. Provo a fare sintesi, ma non prometto niente, perché da una parte non vorrei privare un appuntamento unico e irripetibile di un momento comunque importante, dall’altra non posso imbavagliare i miei e vostri sentimenti senza darne voce ed esplicitarli in termini di riconoscenza verso Dio e verso San Bartolomeo. Pur rispettando le sensibilità di ciascuno e tenendo presente che c’è ancora tanto da fare, non me la sento di cronometrare la preghiera e metto in conto che domani, accogliendo lo stimatissimo don Filippo, non avrò la possibilità di condividere le mie riflessioni. Mi piace dimenticare il tempo per godermi attimi di eternità, come quando qualcosa ci incanta e rapisce, mettendo via altri pensieri, distrazioni, preoccupazioni.

Queste parole sono state scritte volutamente ieri notte, dopo l’ennesimo invito al bar con i ragazzi sempre attenti a coinvolgere il loro parroco anche per una birra, rientrando a casa e spostando scrivania e sedia vicino alla finestra che dalla canonica dà alla piazza, permettendomi di sollevare lo sguardo dalla tastiera del pc e mirare la spettacolare luna piena. La chiamano “luna blu”, ma non bisogna farsi ingannare dal nome: non ha nulla a che vedere con il colore del nostro satellite, che resterà quello di sempre, ma solo una curiosità del calendario, definita come la terza luna piena di una stagione che ne ospita quattro. Ovvero, quella di questi giorni in onore di Santu Porthulu, battezzata appunto “Blue Moon” nel mondo anglosassone, è una luna “extra”; e qui a Ollolai, nel silenzio della notte (e per fortuna nella notte tra ieri e oggi c’era un po’ di pace), essa parlava di qualcosa di “straordinario”: una magia, una meraviglia, che possiamo associare al blu, il colore che ha distinto i nati nel 2003 con la loro maglietta personalizzata! Il blu dentro la saletta parrocchiale, il blu nelle visite di casa in casa, il blu di chi si arrampica sulle scale per appendere bandierine, il blu che trasporta transenne, il blu che sale in sella ai cavalli, il blu armato di bomboletta, il blu visto nelle messe della novena, il blu che accompagna su ghionarzu, il blu di chi si confessa prima del traguardo finale, il blu di chi grida sorridente «Ohi leva!».

Come la luna non gode di luce propria, così questi diciottenni sono stati riflesso dello splendore di Dio attraverso il nostro compatrono. Dopo altri lunghi e preoccupanti mesi incerti dalle feste dell’estate 2020, i nati nel 2003 sono la conferma che in questo buio il sole dell’amore e della comunione c’è sempre. I molti tramonti nelle sere dell’emergenza sanitaria hanno suscitato malinconia e nostalgia: chiusure, restrizioni, blocchi, povertà, malattie, decessi… In questa festa, colui che nel Credo chiamiamo «Luce da Luce», ci assicura che ci sarà sempre una nuova alba. Promessa vera e certa che passa attraverso dei giovani, i quali – come abbiamo ascoltato nella prima lettura – sono stati «scelti da lui». Non possiamo – secondo quando scrive ancora Paolo ai tessalonicesi – non rendere « grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro». Fatica e operosità sono innegabili, anche se a volte si sono lasciati fregare dalle nottate di divertimento con il conseguente riposo nelle ore diurne (d’altronde, se non si fa a diciott’anni, quando sarà possibile in futuro?). E non si può dubitare nemmeno della speranza, perché ogni impegno e volontà sono stati mossi dal credere che anche nel 2021, rispettando la legge e lasciandosi docilmente aiutare in primis dalle famiglie, dalle istituzioni e da tutta la comunità, in nome della fede potessimo ritrovarci ancora allegramente insieme per ripartire.

Se nella pericope evangelica appena proclamata Gesù rimprovera senza mezzi termini scribi e farisei ipocriti per aver chiuso il regno di Dio davanti alla gente, immagino che – al contrario – egli stesso ora si compiaccia di questi suoi figli i quali, entrando nell’amicizia di Dio, hanno permesso anche a noi di parteciparvi e goderne. Parlo convintamente di amicizia e lo ripeto: questi trenta ragazzi, compresi quelli che per rispettabilissimi motivi non possono essere presenti ma hanno manifestato in altri modi la loro partecipazione, hanno vissuto e ancora fanno un’esperienza indimenticabile che supera la teoria del catechismo, dell’ora di religione, delle pubblicazioni polemiche sui social… Si sono sentiti accolti da Dio e hanno constatato come il loro entusiasmo sia stato ricambiato in premura e benevolenza. Quando si diventa maggiorenni, responsabili, adulti, non interessano più le indagini e svariate elucubrazioni sull’esistenza di Dio! Non importa se egli c’è e basta: ha senso scoprire la sua esistenza se Egli si fa presente e si pone accanto a me perché mi vuole bene.

Sembrerò azzardato, ma da oggi i diciottenni, anche i più restii, quelli che non si confessavano e non entravano più in chiesa dalla Cresima (o addirittura dalla Prima Comunione), quando si diplomeranno, quando si laureeranno, quando cercheranno lavoro, quando si fidanzeranno e si sposeranno, quando daranno alla luce i propri figli… certo si rivolgeranno al Dio che in modo speciale si è rivelato nell’ “anno di leva”. Magari certe avventure, quelle che si sognavano da bambini vedendo i più grandi e aspettando di arrivare all’età della festa di San Bartolomeo, non potranno più ripetersi, perché si cresce e si assume l’onore di essere grandi. Ed entrati negli “anta” si capisce cosa significa provare invidia per un tempo che è stato e non tornerà. Però sentirsi amati, valorizzare i propri talenti, camminare uniti, provare l’orgoglio dei genitori, conquistare la stima del paese e lasciarsi accarezzare dal Padre celeste, non potrà mai essere cancellato. 

Ringraziamo sinceramente la santissima Trinità e siamo riconoscenti nei confronti di questi affascinanti giovani, per quello che sono e quel che ci regalano, con l’augurio di rimanere se stessi, felici e realizzati, per tutte le tappe della loro vita.

 


 

Il video della celebrazione solenne del 24 agosto presieduta da don Filippo Fancello:

https://www.facebook.com/Sardegnalive/videos/988138941963951

 


 

Un ringraziamento speciale ai ragazzi nati nel 2003 e rispettive famiglie, a don Filippo Fancello e a don Emanuele Martini, al Sindaco e all'amministrazione comunale, alle autorità civili e militari, alle collaboratrici parrocchiali, al coro e a Maria Chiara Piras, a Sardegna Live e a Carlo Crisponi, ad Annalisa Columbu e al vicinato de sa Funtana manna.

 


 

[foto di Carlo Criponi]

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