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L'unione sarda. Province, maggioranza divisa ma la legge passa in commissione

Prima manca il numero legale, poi l'accordo: restano le 4 storiche

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Il cammino delle riforme continua a rivelarsi stretto, nel Consiglio regionale sardo. Se quella sulle Province, pur contestata, è stata ieri licenziata dalla commissione Autonomia, sull'azzeramento dei Consigli di amministrazione in enti, società e agenzie controllate si è registrato un nuovo nulla di fatto. Quasi che i partiti non vogliano rassegnarsi ad allontanarsi da quelle poltrone di sottogoverno, in barba all'inequivocabile risultato del referendum celebrato nella primavera scorsa.
LA TENSIONE Nel primo pomeriggio Pdl e Riformatori hanno fatto mancare il numero legale sulla risoluzione azzera-Cda presentata dalle opposizioni e la seduta è stata rinviata, mentre la legge sulle Province è passata sul filo di lana: 6 voti a favore e 5 contro (quelli dell'opposizione più il consigliere del Pdl Renato Lai). Nonostante lo strappo interno alla maggioranza, il provvedimento è stato varato e ora approderà in Aula per il via libera definitivo. Plauso dai Riformatori: «Mentre lo scioglimento anticipato del Parlamento affossa la riforma per l'abolizione delle Province in Italia, grazie ai referendum votati il 6 maggio in Sardegna si va avanti - sottolineano Michele Cossa e Pierpaolo Vargiu - nonostante i mille mal di pancia e i centomila tentativi sotterranei di insabbiamento».
IL TESTO La riforma prevede di mantenere in vita 4 delle 8 Province attuali: quelle storiche di Cagliari, Nuoro, Sassari e Oristano, mentre il commissariamento scatterà dal 28 febbraio 2013. Si avranno enti snelli: niente Giunta, resteranno solo i Consigli con l'elezione del presidente da parte dei componenti l'assemblea, che a loro volta saranno eletti dai sindaci.
LA CRITICA DI DIANA «La maggioranza di centrodestra ha partorito un mostro e per giustificare i commissariamenti rinviano a non si capisce quando questioni importanti come la definizione delle competenze, delle risorse e il futuro dei dipendenti», ha detto il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Giampaolo Diana, «si tratta dell'ennesimo atto di irresponsabilità della maggioranza di centrodestra, che non risponde neppure al quesito referendario. Sarebbe stata l'occasione buona per mettere mano al riordino complessivo degli enti locali in Sardegna che oggi sono in forte difficoltà. Alcune Unioni di Comuni rischiano addirittura di bloccare il pagamento degli stipendi».
SEL NON CI STA «La maggioranza, peraltro divisa, ha dato il via libera al peggiore dei provvedimenti di riordino delle Province. Quello che il Consiglio delle autonomie ha integralmente bocciato»: così Luciano Uras, secondo il quale il provvedimento è contrario ai principi e alla normativa costituzionale vigente: «Ripropone quattro Province alle quali non affida alcun compito gestorio, dando origine a un arcaico sistema di enti di secondo grado capaci di soddisfare solo la voglia di poltrone delle burocrazie partitiche di turno».
IL CONTRATTACCO PDL «Avremmo dovuto discutere del disegno di legge sul personale dopo quello sulle Province, ma l'opposizione ha portato una risoluzione generica che non possiamo accettare - dice il capogruppo Pietro Pittalis - la legge sull'abolizione degli enti intermedi è stata approvata dalla prima commissione e non credo si possa parlare di spaccatura nella maggioranza per il semplice fatto che un solo esponente ha potuto esprimere, liberamente, la sua scelta. Questo è un argomento che vede il Pdl compatto e in prima linea e su cui ha cominciato a operare, subito dopo l'esito referendario, lo stesso presidente Cappellacci».

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