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L'unione sarda. «A casa i politici inconcludenti»

Renzi: chi ha ridotto così il Paese ora può pure riposarsi

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Visto che si candida a guidare il Paese, lo trattano come se già dipendesse tutto da lui: nella sua prima giornata sarda Matteo Renzi si becca le contestazioni degli operai del Sulcis, ascolta le lamentele dei commercianti, si fa spiegare la vertenza Energit. Prove tecniche da primo ministro, ma la strada per Palazzo Chigi passa dalle primarie, dalla sfida con Bersani e Vendola. Partita difficile, per il sindaco di Firenze, che però raccoglie alla Fiera di Cagliari un bagno di folla forse superiore alle aspettative.
IL DOLORE DEL SULCIS Ci arriva, nel capoluogo, dopo le tappe di Carbonia e Iglesias: un tuffo pomeridiano nel malessere di un'Isola, quasi un test della capacità di confrontarsi con interlocutori che non siano sostenitori in adorazione. Ecco, i lavoratori di Portovesme e dintorni non lo sono di sicuro: accolgono il Rottamatore con fischi e cori che variano da «ci avete rotto le scatole» (vabbè… più o meno) a «siete tutti dei pagliacci».
Come sabato scorso con Vendola, del resto. «Contesteremo tutti quelli che verranno», spiegano operai e sindacalisti di Alcoa, Eurallumina e Carbosulcis, «anche chi non ha responsabilità nella nostra situazione: siamo stufi della gente che passa a chiedere voti».
FACCIA A FACCIA Il sindaco non avrà grande esperienza di cose sarde (tempo fa aveva parlato di «minatori dell'Alcoa», e chi è venuto a fischiarlo non l'ha dimenticato), ma sa gestire il rapporto con la gente. Nell'hotel di Carbonia che ospita il primo appuntamento, Renzi non teme di passare in mezzo al drappello che gli urla contro, e di ascoltare le ragioni della protesta.
Il faccia a faccia tra il Rottamatore e i Contestatori si ripeterà quasi identico in piazza Sella a Iglesias, dove Renzi non fa un discorso ma si limita a un breve giro tra i cittadini. Lui non può avere in tasca le ricette per risolvere situazioni incancrenite da lustri, e ha il buon senso di non fare promesse. «La classe politica sta rottamando i lavoratori», gli dice un sindacalista.
«Era comprensibile che fossi accolto da quella rabbia», dirà poi a Cagliari Matteo Renzi, che aveva chiesto in anticipo di incontrare gli operai. «La politica ha pensato di poter rinviare i problemi con qualche assunzione, quel che contava era arrivare alle prossime elezioni, non cambiare le cose. Vale per il Sulcis, per Taranto, per tante realtà». Insomma, «è la politica che ha fallito».
ALLA FIERA Date le fatiche sulcitane, la tappa cagliaritana risulta confortante come una birra dopo il calcetto. Camicia bianca slim fit , maniche su, jeans che rivelano nella tasca sinistra la sagoma di un iPhone, tirato fuori e consultato febbrilmente quando il comizio lascia spazio ai filmati. Renzi si presenta come uno normale. Il fidanzato di tua sorella (o di tua figlia, se hai un'età da rottamazione), non troppo fighetto ma neppure sgarrupato.
Si fa annunciare da una canzone che dice (però in inglese) «stanotte siamo giovani, facciamo qualcosa di grande». Al centro congressi della Fiera sono almeno in 1.200, moltissimi in piedi. Non tutti adepti renziani, ci sono parecchi curiosi e incrollabili fan di Bersani, o di Vendola: come il sindaco Massimo Zedda, più volte citato da Renzi, e salutato da un applauso caloroso.
LE CLIP Il Rottamatore diventa Rottam-attore, tiene il palco come uno showman, dosa bene le clip con Crozza, Troisi, Obama. Punta - e anche questa appare come una scelta precisa - sull'emotività e su pochi contenuti molto chiari: a partire proprio dalla rottamazione.
La spiega così: «Non è un fatto di anagrafe. Se sei stato vent'anni in Parlamento e hai contribuito a ridurre il Paese così, ti puoi anche riposare». Un Paese in cui «si spende più per le colpe dei padri che per costruire il futuro dei figli: ogni bambino nasce con una quota di debito pubblico di 32.800 euro. Per infrastrutture spendiamo più della Germania, ma loro hanno strade buone e noi no: mandare una sonda su Marte è costato, alla Nasa, meno della Salerno-Reggio Calabria».
AUTOCRITICA La politica ha fallito, appunto. «E non solo Berlusconi: il centrosinistra ha avuto grandi responsabilità, facendo cadere i governi Prodi». Tra le proposte per ripartire, Renzi insiste sull'uso dei fondi europei per garantire 20 miliardi di credito alle piccole imprese. E poi le tasse: «Tutto ciò che arriva dalla lotta all'evasione vada a ridurre la pressione fiscale. Sogno uno Stato che ti invia a casa una dichiarazione dei redditi precompilata: se va bene, paghi e finisce lì».
Il sindaco punta poi sul lavoro dei giovani e delle donne, sulla scuola. Ma non può sparare tutte le cartucce in una sera, oggi ci sono altre quattro tappe: Oristano (piazza Roma ore 11), Nuoro (13.30 al mercato civico), Olbia (18 al Blue marine) e Sassari (21 al teatro Verdi). Renzi lascia Cagliari tra gli applausi, il brano che chiude il comizio si intitola «Certe notti». Ma non è Ligabue, è in inglese pure quello.
Giuseppe Meloni

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