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L'unione sarda. Fatto a pezzi dalla lama

Incidente in una cava di trachite: Pietro Melis (41 anni, di Asuni) dilaniato dalla sega che affetta la pietra. Malore o distrazione?

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Dal nostro inviato
Nicola Pinna
LACONI La lama che affetta la trachite ha continuato a girare, sempre alla stessa velocità, e Pietro Melis ci è finito in mezzo in un attimo di distrazione. Forse per colpa di un malore. La macchina che tritura la pietra non era dotata di barriere e così l'imprenditore-operaio di Asuni non è stato risparmiato. Il suo corpo è stato dilaniato in un istante e il fratello, appena è tornato in cantiere, si è trovato sotto gli occhi una scena da infarto.
SANGUE IN CANTIERE Pietro Melis aveva 41 anni ed era uno dei quattro titolari della grande cava di trachite nascosta dietro le colline tra Laconi e Asuni, nella vallata di Pranu Murdegu . Prima era un dipendente e nel 1997 aveva deciso di entrare in società con il fratello Francesco (l'unico che ieri mattina era al lavoro) e altri due compaesani. Nel cantiere lavoravano solo in quattro: i Melis e i soci, Pietro e Ignazio Dore, anche loro di Asuni. «Mi sono allontanato solo dieci minuti, forse un quarto d'ora, e proprio in quei momenti si è verificata una disgrazia assurda - piange Francesco Melis - Sono andato alle poste per versare un assegno per l'Inps e quando sono tornato mi sono trovato di fronte a questa scena. Non è giusto, Pietro aveva tanti sogni e tanti progetti da realizzare: era un ragazzo sempre allegro, una delle persone più stimate del paese».
L'INCIDENTE Con la potentissima sega circolare, Pietro Melis stava affettando un grande banco di pietra, nella parte più alta della cava, su un terrapieno che si affaccia sulla strada per Asuni. La macchina gli ha strappato i vestiti e lui è rimasto intrappolato. Non ha avuto il tempo di liberarsi ed è morto in un attimo. La lama lo ha trafitto al torace e gli ha mozzato un braccio. Il suo corpo è stato dilaniato. Quando il fratello è tornato nel cantiere il dramma si era già consumato. Francesco Melis ha iniziato a urlare e ha avuto la lucidità necessaria per lanciare l'allarme ai carabinieri e al 118.
I SOCCORSI Un'ambulanza è arrivata in pochi minuti, ma a quel punto i medici non potevano fare più nulla per tentare di salvare l'imprenditore che sognava di sposare al più presto la fidanzata. Cosa sia successo all'interno della cava ancora non è chiaro, ma il magistrato che coordina l'inchiesta non ha ordinato l'autopsia.
LA RICOSTRUZIONE Le ipotesi sono due. Francesco Melis si è sicuramente avvicinato troppo all'affettatrice di pietre e in un momento di distrazione - questa è la prima possibilità - è stato trascinato sulla lama. Altrimenti si è sentito male, oppure ha inciampato, ed è finito sui binari della spaccapietre. Di sicuro è morto in un istante e ora i carabinieri della compagnia di Isili e della stazione di Laconi (guidati dal capitano Michele Cappa e dal maresciallo Carlo Massaglia) cercano di capire come mai quella lama non fosse dotata di un apparato di protezione.
LE INDAGINI Partono da questo dubbio: nella cava di Pranu Murdegu erano rispettate tutte le misure di sicurezza? La macchina utilizzata per affettare i blocchi di trachite funzionava alla perfezione? La manutenzione era stata fatta con frequenza? Per verificare tutti questi aspetti, il sostituto procuratore Emanuele Secci ha disposto una serie di verifiche ai tecnici dell'Assessorato regionale all'Industria che si occupano dei controlli all'interno di cave e miniere. A Laconi sono arrivati anche gli ispettori dello Spresal della Asl di Oristano e proprio questo caos di competenze ha provocato un ritardo alle indagini che i parenti e gli amici di Pietro Melis hanno mal sopportato. La Procura di Cagliari intanto ha già aperto un'inchiesta per omicidio colposo: sul registro degli indagati c'è il nome di Francesco Melis, di Ignazio e Francesco Emanuele Dore.

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