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L'unione sarda. Da Sadali alla Camera

PRIMARIE. Parla il sindaco che ha sbaragliato tutti i big cagliaritani

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La prima in classifica che non ti aspetti: una sorpresa così non si vedeva dai tempi dello scudetto del Verona. Però Romina Mura, vincitrice delle primarie cagliaritane del Pd (dunque già sicura di un seggio in Parlamento, probabilmente alla Camera), è un oggetto misterioso solo fino a un certo punto. Certo, fino a domenica scorsa non poteva competere in notorietà con molti uomini che poi ha battuto nelle urne (con 3.550 voti: il secondo ne ha quasi un terzo in meno). Ma non arriva adesso alla politica.
L'ha respirata da sempre, in una famiglia storicamente di sinistra, e la vive come militante da quando il Pds stava per perdere la P. Da due anni e mezzo, poi, è sindaco di Sadali. Ma i consensi nel suo paese non potevano bastare per distanziare la concorrenza. «Alla vigilia delle primarie avevo sensazioni positive», confessa ora lei, «ma pensare che una sadalese arrivasse prima in provincia di Cagliari...»
Già, Sadali: quante anime?
«952 residenti. Trenta più di prima, grazie alle politiche per favorire il rientro».
Ne parlano molto i suoi sostenitori. Di cosa si tratta?
«Dal 1960 al 2010 Sadali ha sempre perso abitanti, come molti centri. Con la mia Giunta abbiamo stanziato risorse per incentivare chi sposta la residenza da noi, e per favorire la natalità coi bonus bebè».
Dove avete trovato i soldi?
«Non abbiamo speso molto: con l'1,3% del bilancio comunale abbiamo suscitato, finora, un incremento di popolazione di circa il 4%».
È un'esperienza che conta di utilizzare anche nel suo impegno parlamentare?
«Lo spero. L'aspetto demografico incide sullo sviluppo e sulla crescita del Pil. Vorrei lavorare alle politiche di riequilibrio tra i territori e del welfare. Sono state appena varate le zone franche urbane: forse si possono estendere ad aree interne depresse, come la nostra».
Questioni che si intrecciano con quelle fiscali. È d'accordo con la patrimoniale?
«Sì. L'Imu è una patrimoniale che colpisce tutti indistintamente, invece è giusto che chi ha di più paghi di più. Il mio sogno sarebbe contribuire a costruire maggiore equità. L'Italia deve diventare più equa».
A parte quella amministrativa, quali altre competenze porterà a Roma?
«Lavoro da dodici anni con le pubbliche amministrazioni nel campo dello sviluppo locale e della progettazione europea. Spero, con molta umiltà, di mettere a frutto questa esperienza».
Ma continuerà a fare il sindaco?
«Sì, voglio portare a compimento le attività avviate in questi due anni e mezzo. Se ci fosse stata incompatibilità, non mi sarei candidata alle primarie. Dovrò pensare anche a problemi più ampi, ma senza perdere di vista la realtà locale».
Lei proviene dall'area Cabras, ma dicono che abbia ricevuto sostegni da altri big del partito.
«Sicuramente mi riconosco in quell'area, poi coltivo il dialogo anche con altre anime: del resto il Pd è una sintesi di varie sensibilità. Per quanto riguarda la vittoria delle primarie, credo di essermi trovata al posto giusto al momento giusto: ma anche di aver ricevuto un riconoscimento da parte degli elettori».
Anche grazie alla doppia preferenza di genere.
«Sì, si è dimostrato uno strumento essenziale per una rappresentanza realmente paritaria. Io ci credo molto, a Sadali ho scelto un vicesindaco donna e la Giunta è composta dai due generi esattamente a metà».
Più d'uno ritiene che le primarie dovessero essere più aperte.
«Si può sempre fare meglio, ma i tempi erano stretti e va riconosciuto al Pd di aver fatto qualcosa di veramente nuovo. Anche prima di domenica ero entusiasta di partecipare alle prime “parlamentarie” d'Italia».
Giuseppe Meloni

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