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L'unione sarda. Scippati i soldi dei cassintegrati

Blitz del ministro Fornero: spariti i 40 milioni promessi

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Sembravano certi, sicuri, quasi intoccabili. Invece no. I 39,5 milioni di euro che avrebbero dato da vivere a 4.996 famiglie sarde sono stati cancellati. Così ha deciso il ministro Fornero, che pure quei soldi li stava promettendo da mesi. Doveva essere l'ultima tranche degli ammortizzatori sociali in deroga, per il 2012. Ma da Roma è arrivata solo la prima mazzata del nuovo anno.
LA LETTERA Si affida a una lettera, la Fornero. Una missiva che taglia una montagna di quattrini, frantuma speranze e manda su tutte le furie l'assessore regionale al Lavoro. «Siamo davanti - tuona Antonello Liori - all'ennesima e brutta offesa nei confronti della Sardegna. Un atto di inaudita gravità contro il quale ci batteremo in ogni sede nazionale: noi vogliamo il rispetto degli accordi».
PATTO MANCATO La beffa confezionata a Roma sembra non lasciare più nulla della tela che la Regione cominciò a intessere a luglio 2012, quando Liori firmò il primo accordo sugli ammortizzatori sociali in deroga. Furono 90 i milioni assegnati all'Isola, a cui si sono aggiunti i 40 di novembre. Adesso altrettanti erano attesi, ma il piatto è saltato. Vuol dire che non c'è il becco di un quattrino per 4.996 lavoratori, tra cassaintegrati (e sono 3.488) e quelli in mobilità (altri 1.508). A conti fatti, ex buste paga di 554 imprese piombate nella crisi.
QUADRO GENERALE In Regione, Liori non si capacita «per la tanta ostinazione che il governo Monti dimostra nel penalizzare la Sardegna». Non fosse altro che quei 39,5 milioni valgono giusto un pezzo dell'emergenza. «Nella nostra Isola - spiega l'assessore - sono 20.828 le persone che vivono grazie agli ammortizzatori sociali in deroga». Ovvero, aiuti che la Regione concorda ogni anno con l'Inps e l'Agenzia nazionale Italia Lavoro. Obiettivo: sostenere le aziende sotto i 15 dipendenti e le famiglie. Un pacchetto economico che nel 2012 avrebbe raggiunto quota 248,1 milioni, comprese le risorse negate dalla Fornero. Un salvagente per 1.420 imprese e un totale di 13.112 cassaintegrati più i 7.716 lavoratori in mobilità (cioè licenziati).
PRIMO VERTICE Va da sé che ieri l'abbiano finita tutti coi musi lunghi. Non solo Liori, ma anche i leader delle sigle confederali. «È successo quello che temevamo», osserva Giovanni Matta, responsabile delle Attività produttive in casa Cisl. «Non abbiamo mai avuto la presunzione di essere profetici - chiarisce - ma già da novembre ci sembrava sospetto il ritardo della Fornero nell'erogare le risorse».
LINEA CONDIVISA Non ci sono strappi nell'asse sardo. Anzi. «Abbiamo deciso - spiega Enzo Costa, segretario della Cgil - di firmare comunque l'accordo istituzionale per il 2013». Del resto, gli ammortizzatori sociali in deroga sono una prerogativa della Regione, sebbene la Giunta sarda debba attenersi alla normativa nazionale. «È da irresponsabili - dice Costa riferendosi al governo Monti - tagliare fondi senza preavviso, soprattutto quando i soldi sono stati promessi». Non a caso, il 9 gennaio Liori tornerà a sedersi al tavolo coi sindacati, «perché si decida un'azione comune contro l'arroganza romana», fa sapere Matta. Insomma, l'intenzione è quella di salvare comunque il diritto al sussidio per i 4.996 lavoratori che «non possono restare nel limbo dell'incertezza», sottolinea il dirigente della Cisl.
SCENARIO DA BRIVIDO Di certo, passano i mesi e gli equilibri socio-economici dell'Isola si fanno sempre più fragili. Perché a fronte di una popolazione attiva (quindi in età da lavoro) pari a 600 mila persone, «in 136 mila vivono grazie agli ammortizzatori sociali concessi nelle più svariate forme, mentre quelli in deroga hanno conosciuto un picco di 27 mila famiglie isolane». I sindacati non hanno alcuna intenzione «di far precipitare la Sardegna nell'abisso», sottolineano Matta e Costa. Di qui la linea dura della rivendicazione, «da portare avanti a Roma, non appena si conoscerà il vincitore delle elezioni».
IL DEPUTATO Al fianco dei lavoratori puniti dalla Fornero si schiera Bruno Murgia: «Il governo di Mario Monti - incalza il deputato pidiellino - non può permettersi di giocare con il destino dei cassintegrati sardi. Negare 40 milioni per il finanziamento degli ammortizzatori sociali rappresenta un affronto senza precedenti». Da inquilino di Montecitorio, Murgia sa bene come siano andate le cose. «Nelle stanze del Ministero - ricorda - si erano raggiunti accordi molto precisi, l'esecutivo deve mantenere la parola data». Il parlamentare nuorese bolla come «incosciente e oltraggiosa» la condotta della squadra montiana, visto che «migliaia di famiglie rischiano di rimanere senza tutele». A questo punto, la Sardegna si avvia verso la campagna elettorale incassando l'ennesimo schiaffo.
Alessandra Carta

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