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La nuova sardegna. La Spisa passa con Monti ed è capolista

Giornate convulse sulle candidature. Oggi, tra proteste locali e la ribellione di Parisi, la lista Pd: Galli tra i “ paracadutati”

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di Filippo Peretti

CAGLIARI Nuova grande sorpresa nella battaglia per le candidature. Giorgio La Spisa, vice presidente della Regione e assessore al Bilancio in quota Pdl, è stato indicato a Roma come capolista al Senato della lista centrista di Mario Monti. A fare il suo nome è stato l’eurodeputato Mario Mauro, ormai ex Pdl, che due mesi fa è stato a Cagliari ospite di La Spisa in un convegno di carattere econonico. Come Mauro, anche il politico e cattolico cagliaritano fa parte della corrente del centrodestra che fa riferimento a Comunione e liberazione. Quando ha appreso la notizia di La Spisa capolista, l’Udc sarda è andata su tutte le furie. Il segretario regionale Giorgio Oppi era a Roma per incontrare Pierferdinando Casini e discutere dei candidati isolani. Oppi non si è opposto alla candidatura dell’assessore ma contesta il posto di capolista: lo schieramento centrista (Casini, Montezemolo e Fini) che porta il nome di Monti potrebbe eleggere in Sardegna un solo senatore e l’Udc sarda non vuole certo regalare il seggio. Secondo indiscrezioni, Oppi avrebbe detto «sì» all’ipotesi Beppe Pisanu (che invece forse va nel Lazio) per vecchi accordi, ma se il candidato è da scegliere nell’isola chiede che a indicarlo sia l’Udc. Che, tra l’altro, aveva già diversi nomi di peso elettorale non insignificante, tra cui lo stesso big regionale. Mentre per la Camera sarebbero in ulteriore ascesa le quotazioni del giovane Federico Ibba, che sarebbe gradito a Casini perché in linea con la regola del rinnovamento imposta da Monti. Oggi Oppi riunisce i segretari provinciali per valutare la situazione. Ieri sera, già prima del suo rientro nell’isola, la situazione era caldissima. Tanto che non si esclude che venga approvato un documento per dire che l’Udc sarda si disimpegnerà dal voto per il Senato. A pesare sono anche i rapporti personali tra Oppi e La Spisa. Pare che siano stati numerosi i litigi nella giunta Cappellacci, perché Oppi, che era all’Ambiente sino a poche settimane fa, accusava il collega del Bilancio di lesinare i fondi agli assessori e ai sindaci dell’Udc. Il conflitto Sardegna-Roma rischia di esplodere oggi anche nel Pd. Ieri poco prima di mezzanotte è iniziato il vertice tra la commissione elettorale e i segretari regionali che contestano (Silvio Lai minaccia persino di rifiutare la candidatura) la decisione di Pierluigi Bersani di imporre ben quattro capilista scelti fra dirigenti e personalità esterne. Ieri è circolata la voce secondo cui uno dei prescelti sarebbe sarebbe Giampaolo Galli, ex direttore generale della Confindustria. Riuscirà Silvio Lai a respingere l’assalto dei candidati di Bersani. Sabato, nella direzione regionale, il partito si è schierato in modo compatto, per ragioni di principio e per difendere, con il risultato delle primarie, il diritto di tutte le aree interne di far parte della delegazione parlamentare. A questo schieramento si è aggiunto ieri l’ex ministro Arturo Parisi con un messaggio a Lai. In sintesi l’esponente ulivista ha detto: non mi riconosco più nel Pd e non parteciperò alla direzione nazionale, ma se sarà aperta una battaglia per la rivendicazione e la costituzione di un Pd sardo mi precipiterò e sarò della partita. Non solo. Parisi ha sottolineato che la previsione di Bersani era di designare il 23 per cento degli eletti , mentre in Sardegna, se sarà confermata l’idea romana, la percentuale salirebbe al 42. La delusione di Parisi è evidente: rischia di perdere il posto il suo amico renziano sassarese Gavino Manca, che alle primarie è andato bene e che rischia ora di non farcela. Sempre nel Pd stanno esplodendo anche guerre locali. Il Sulcis ieri ha fatto sentire il proprio «no» (con la minaccia di dimissioni in massa) alla candidatura della consigliera di Carbonia Alessandra Tresalli, che fa parte della lista dei 17 parlamentari sicuri indicata da Matteo Renzi. Non sta meglio il Pdl. Oggi il coordinatore Settimo Nizzi è a Roma per proporre le lista di Camera e Senato. Sarà vagliata da Denis Verdini e Angelino Alfano ma alla fine la decisione sarà presa per tutti da Silvio Berlusconi, che sceglierà i fedelissimi. Tenendo conto dei criteri approvati proprio ieri dall’ufficio di presidenza, criteri che lo stesso Nizzi aveva anticipato negli incontri nell’isola, le bozze sarebbero questa. Per la Camera nell’ordine quattro deputati uscenti: Mauro Pili, Settimo Nizzi, Bruno Murgia e Paolo Vella. Per il Senato capolista l’uscente Fedele Sanciu, numero 2 l’ex sindaco di Cagliari Emilio Floris (che ha resistito al corteggiamento dei centristi), al terzo posto un esponente di Sassari (Rinaldo Carta o Antonfranco Temussi), al quarto posto l’uscente Silvestro Ladu. Sono state proposte anche delle candidate: si fanno i nomi di Ada Lai e di Daniela Noli, entrambe cagliaritane. Infine da segnalare che il segretario di Rifondazione comunista, Alessandro Serra, ha annunciato la «convinta adesione» del partito alla «rivoluzione civile» di Antonio Ingroia.

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