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La nuova sardegna. Rimpasto, via alla corsa tra incognite e tensioni

La nomina di Floris a consigliere regionale apre le inevitabili danze in giunta Gianni Salis potrebbe “saltare”, al suo posto Franca Rosa Contu dei Ds

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di Giovanni Bua

NUORO E alla fine la “mossa” la faranno le elezioni politiche. Dando il via a quel rimpasto in giunta che la maggioranza che governa il Comune di Nuoro si è fino all’ultimo guardata bene dal fare. Ben sapendo che anche il movimento di una sola casella innescherà l’inevitabile effetto domino. Con deleghe e già labili equilibri che saranno tutti da aggiornare e verificare. Ma, con tante incognite ancora in campo, un punto fermo ora c’è: Vincenzo Floris sostituirà in Regione il sicuro eletto al Parlamento Giuseppe Luigi Cucca (che ha stravinto le primarie). Lasciando libero il posto di assessore comunale al lavoro e facendo partire il valzer. Altro punto consolidato (a meno che il sindaco non decida di sforbiciare pesantemente il suo staff) è quello che quando la musica cesserà le sedie da occupare non saranno più undici ma dieci. Che serve a tutti i costi l’ingresso in giunta almeno di una donna. E che i rapporti di forza da rispettare non sono più quelli del maggio del 2010, ma quelli ancora da vedere del dopo elezioni 2013. Un assessore in meno. Salta un assessore dunque. E verrebbe subito da pensare che sia il giovane Tore Sulas dell’Italia dei Valori. Se non altro perché il partito di Di Pietro (che comunque è tutt’altro che monolitico a livello locale) farà alle prossime Politiche corsa a sé, in concorrenza con la coalizione di centrosinistra. In realtà la faccenda è più complessa. E parte sempre dall’Italia dei Valori, e da una poltrona molto più di pregio di quella occupata dal coordinatore cittadino del partito: quella di presidente del consiglio occupata da Gianni Salis. Che potrebbe decidere di dimettersi autonomamente. Magari tentato da un posto buono in lista con la Rivoluzione civile di Ingroia (sarebbe in ballottaggio con Salvatore Lai per il Senato, con Palomba che dovrebbe piazzarsi alla Camera subito dopo il pm). Magari semplicemente desideroso di “liberarsi le mani” da un ruolo scomodo e che, per la sua natura istituzionale, ne limita molto l’agire più squisitamente politico. O essere buttato giù dalla maggioranza (servono 16 firme e 21 voti per le sfiducia). La presidente. La poltrona di Salis (con l’Idv che in entrambi i casi passerebbe comunque all’opposizione) farebbe infatti molto comodo a Bianchi per far tornare i conti. Sarebbe occupata da una donna, fedelissima del sindaco, a lungo data come papabile assessore: Franca Rosa Contu. Nomina che chiuderebbe la "questione rosa" (insieme alla scontata conferma di Demuro) e salverebbe il posto di Contu in consiglio, in un assise quanto mai litigiosa e nella quale il sindaco non può perdere nemmeno un consigliere. Un popolare di troppo. Ci sarebbe però a quel punto un Pd di troppo in campo. Con i democratici che dovrebbero rinunciare a uno dei 4 assessori. E anche fare spazio tra i tre popolari (Angioi, Moro e Mura, che allo stato rappresentano tre anime ben distinte del partito) per un Ds “puro”. Proveniente preferibilmente (visto l’ottimo risultato di Luisa Puggioni alle primarie in città) dalla cerchia dell’uscente Floris. Ambiente. Ds che potrebbe coronare uno degli obiettivi dei democratici di sinistra cittadini. E cioè di mettere le mani sull’ambita delega all’Ambiente. Da cui passerà il decisivo appalto per la raccolta rifiuti. Con il sindaco che a quel punto potrebbe decidere sostituire Lapia. A lui vicino ma sempre più lontano dal suo sponsor: Francesco Carboni. E l’esponente socialista che potrebbe “mollare” una ormai solo nominale casella in giunta in cambio di posti di sottogoverno. O magari solo per avere le mani definitivamente libere per portare avanti il suo appoggio già decisamente "svincolato" alla maggioranza (da cui Ventura Meloni lo vorrebbe definitivamente fuori, pensiero comunque ricambiato in pieno). E Lapia che potrebbe lo stesso salvarsi e essere dirottato su un altro assessorato (a quel punto in quota Bianchi). Cosa Rossa. Se si realizzasse questo scenario rimarrebbero ferme le due caselle occupate dal "gruppo Meloni", rinforzato dagli ingressi di Cottu e Usula: la cosiddetta Cosa Rossa. Che terrebbe Angelo Serusi ai lavori pubblici (vero pallino dei socialisti) e Paola Demuro alla Cultura. Con Guccini che si dovrebbe accontentare della fresca nomina a capogruppo. Saldi al loro posto (segreterie volendo) anche Tore Daga, Mondino Deira e Roberto Cadeddu.

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