C'è chi, come l'ex consigliere provinciale e comunale del Pdl Francesco Trunconi, con grande sprezzo del ridicolo e vieppiù dell'eleganza ha depositato il marchio di un liquore (“Pompinello”) fatto con la pompia, agrume tipico di Siniscola e della Baronia immangiabile se non come dolce candito. E chi, come Giovanni Moro, titolare di un biscottificio a Fonni, ha giocato sull'identità isolana battezzando i suoi savoiardi col nome di SavoSardo. «Da qualche anno, fortunatamente, gli imprenditori hanno capito che è fondamentale il segno distintivo della propria azienda, così come la veste con cui vengono presentati i prodotti». Roberto Lai, 56 anni, è il responsabile dell'ufficio Marchi e Brevetti della Camera di Commercio di Nuoro, osservatorio privilegiato dentro la pancia dell'imprenditoria della vecchia provincia, dalla Baronia al Marghine, dal Mandrolisai all'Ogliastra. Circondato com'è da prototipi di marchingegni in via di consacrazione e invenzioni già brevettate, diventa persino superfluo chiedergli se in questo territorio massacrato dalla crisi soffia il vento della creatività. «Come no», sintetizza esaminando i registri e contando il numero delle domande presentate lo scorso anno.
I DATI Ben 61 i marchi depositati in Camera di Commercio nel 2012 (erano 46 l'anno prima); un po' meno le domande di brevetto: 6 quelle per la categoria modello di utilità, ovvero le migliorie apportate a macchine o strumentazioni che già esistono; 2 le domande di invenzione industriale (altrettanti i brevetti negli ultimi cinque anni). Tra i successi degli inventori nuoresi, una particolare borsa-zaino brevettata nel 2011; e “la cocinera”, una sorta di piatto di basalto vetrificato che funziona come una piastra per cuocere bistecche e altro (l'ha creata Walter Pinna, di Borore).
LA PROCEDURA «Di solito la registrazione di un brevetto avviene nell'arco di due anni - spiega Roberto Lai -. Dopo il deposito della documentazione alla Camera di Commercio, che svolge un ruolo di accettazione e assistenza, noi procediamo alla registrazione e avviamo l'istruttoria che viene poi completata all'Ufficio Marchi e Brevetti di Roma».
IL VIAGRA DI FORMAGGIO Se per i brevetti tutta la procedura è improntata alla massima segretezza, diverso è per quanto riguarda i marchi che, dopo il deposito in Camera di Commercio (dove comunque viene avviata l'istruttoria, quella che si chiama “visura di anteriorità”, per valutare che non siano copiati o anche evocati), finiscono subito dentro una banca dati. Inutile sottolineare che nelle grandi praterie della rete i copioni vengono subito impallinati. È andata male, per esempio, a un commerciante nuorese che depositò il marchio di una crema di formaggio che lui chiamò “Viagra sardo”. Tempo due mesi e la multinazionale farmaceutica delle pillole blu gli ha mandato una letterina per ricordargli che quel nome era già registrato.
LA CREATIVITÀ Tante le liti finite in Tribunale. «In sedici anni di lavoro in questo ufficio ho visto parecchi contenziosi. Il problema - sottolinea Roberto Lai - è che spesso si ragiona con una logica da muretto a secco: c'è chi sceglie apposta un nome, un marchio che assomiglia a quello di un imprenditore che ha un'attività vicina alla propria». A parte certe debolezze di psicologia barbaricina, c'è da sperare. «Decine di marchi depositati, tanti veramente straordinari, indicano un grande fermento dell'impresa in provincia di Nuoro e in Ogliastra. Gli imprenditori, soprattutto quelli che producono vino, olio, e negli ultimi due anni il formaggio, hanno capito che oltre alla qualità del prodotto è importante il nome e come lo si presenta». Dal suo osservatorio alla Camera di Commercio, Roberto Lai vede la crisi del mondo agropastorale ma ne tasta pure i segnali di ripresa. «C'è un'avanguardia di allevatori che - spiega - lavorano per diventare veri imprenditori». E poi c'è la galassia delle aziende che operano per la grande distribuzione, schiacciate dalle logiche del prezzo più basso. «Aziende che in linea di massima lavorano per sopravvivere. Se in Sardegna non vengono risolti problemi strutturali come quello dei trasporti, alle imprese non basterà più la creatività e la voglia di fare».
Piera Serusi
