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La nuova sardegna. Il sindaco Zedda indagato per il Lirico

Cinque versioni del verbale con la nomina della sovrintendente. La reazione: «Ho sempre lavorato nell’interesse pubblico»

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di Mauro Lissia

CAGLIARI Cinque versioni diverse del verbale con la nomina di Marcella Crivellenti a sovrintendente del Teatro Lirico, l’ultima elaborata pochi giorni fa, dopo che la direzione generale del ministero dei Beni culturali aveva dichiarato irricevibili gli atti arrivati da Cagliari. Dopo le dimissioni di due consiglieri di amministrazione, i ricorsi al Tar di alcuni candidati esclusi, i richiami pubblici del governatore Ugo Cappellacci e dei sindacati, la minaccia di commissariamento della Fondazione, per Massimo Zedda si profila un faccia a faccia con la Procura, che lo indaga formalmente con le accuse di abuso d’ufficio e falso in atti pubblici. Il pm Giangiacomo Pilia ha acquisito attraverso la polizia giudiziaria, negli uffici amministrativi del teatro, i documenti che mancavano a ricostruire il quadro della vicenda e per poterlo fare ha iscritto Zedda, che a giorni dovrebbe ricevere un invito a comparire. L’impressione diffusa è che presto la lista degli indagati sia destinata ad allungarsi, perché alla sola lettura degli atti e della relazione informativa trasmessa da tre consiglieri di amministrazione in carica – Gualtiero Cualbu, Maurizio Porcelli e Giovanni Follesa – al ministro Lorenzo Ornaghi, emerge una sequenza ininterrotta di anomalie, in un quadro di approssimazione generale che lascia poco spazio a spiegazioni. L’incredibile è che mentre Zedda finisce in uno sgradevole pasticcio giudiziario e appena ieri ha ricevuto una convocazione a Roma dalla direzione generale dei Beni Culturali, la Crivellenti lavora nel suo ufficio del teatro, firma atti e dà disposizioni malgrado il ministero abbia bocciato la sua nomina. Chiamata anche lei nella capitale, non andrà perché in stato di gravidanza. Ma a pesare più di tutto su questa storia imbarazzante sono gli aspetti giudiziari, un’inchiesta fulminea seguita all’esposto presentato prima di Natale dai sindacalisti interni al Lirico. Il procuratore capo Mauro Mura ha valutato il contenuto e i documenti, poi ha chiesto al pm Pilia di approfondire i fatti: c’è di mezzo il sindaco di Cagliari, ogni ombra dev’essere eliminata. Ieri il magistrato è rimasto chiuso per quasi cinque ore nella sua stanza per sentire uno dopo l’altro il rappresentante della Regione nel Cda Gualtiero Cualbu e i due consiglieri dimissionari, Felicetto Contu e Oscar Serci. Atti alla mano, sono stati ricostruiti e messi a verbale i passaggi centrali della vicenda, quelli legati alle controverse sedute del primo e del 15 ottobre 2012. Nella prima Zedda ha estratto di tasca il curriculum della Crivellenti e l’ha proposta per la massima carica del teatro malgrado il suo nome non fosse tra i 44 candidati che avevano partecipato alla manifestazione d’interesse bandita dalla Fondazione. È questo il centro della storia: la nomina viene bocciata, ma alla fine si raggiunge un accordo basato sulla fiducia nei confronti del sindaco. Zedda pensa di aver raggiunto l’obbiettivo e presenta la nuova sovrintendente alla stampa. Il patatrac avviene alle seduta successiva, il 15 ottobre: quattro consiglieri – Cualbu, Contu, Serci e Porcelli – non si riconoscono nel contenuto del verbale, che risulta manipolato. È lo scontro: Cualbu si oppone strenuamente alla nomina della Crivellenti, Serci verbalizza di pugno il disconoscimento del verbale del primo ottobre, i quattro lasciano la sala riunioni e la nomina sembra saltare perché mancano le firme di approvazione. Nei due mesi successivi ne accadono di tutti i colori: circolano versioni rivedute e corrette del verbale con la nomina, il segretario Gianni Lai arriva a consegnarne una a tutti i consiglieri avvertendoli che a intervenire sul contenuto è stata la direzione generale del Comune. Come dire che un documento riservato, non ancora approvato dai consiglieri, è passato agli uffici comunali e qualcuno ci ha messo le mani. È il caos: Contu e Serci si dimettono, Zedda chiama a raccolta i consiglieri rimasti e integra il Cda con il fotografo quartese Corrado Cabras, cugino del consigliere Cincotti, silurando senza motivo il consigliere designato Giorgio Baggiani che ricorre al Tar. Nella fretta di chiudere la faccenda, coi sindacati che vanno in Procura e il ministero che avverte la puzza di bruciato, Zedda dimentica di convocare il nuovo rappresentante della Regione Giovanni Follesa, impacchetta atti e verbali, poi li fa trasmettere a Roma. Ma quando il direttore generale dei Beni Culturali Salvatore Nastasi glieli rispedisce indietro come «irricevibili» e blocca la nomina della sovrintendente, il sindaco-presidente della Fondazione si ricorda che ci sono ancora due verbali da spedire: non li aveva visti nessuno e nessuno li aveva firmati. È stato il pm Pilia a mostrarli ieri a Cualbu e ai due consiglieri dimissionari. A margine di questo incredibile pasticcio, salta fuori una nota del 19 dicembre in cui la sovrintendente designata comunica al Cda di aver accettato il giorno prima l’incarico. Ventiquattr’ore dopo un’altra nota, con la quale corregge la data: la nomina è del primo ottobre. Era sovrintendente e non sapeva di esserlo. L’accusa di falso è legata alle presunte manipolazioni dei verbali, l’abuso d’ufficio potrebbe essere riferito al fatto che Zedda ha ignorato i criteri di valutazione per la nomina del sovrintendente per favorire la Crivellenti. Lui, Zedda, per ora si rifugia in una formula di rito: «Sono a Roma e non sono ancora a conoscenza di alcun atto nei miei confronti. Quello di cui sono certo è di aver sempre lavorato nell'esclusivo interesse pubblico. Perciò sono sereno e ho massimo rispetto e fiducia nell'operato della magistratura».

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