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L'unione sarda. Fidanzati uccisi, la difesa al contrattacco

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«La condanna all'ergastolo di Andrea Dessena è ingiusta e viola i principi del giusto processo». Ne è convinto l'avvocato Antonino Rossi, dell'associazione “Avvocati senza Frontiere”, che ha sposato la causa del 25enne di Orosei, condannato nel dicembre scorso al massimo della pena per l'omicidio dei fidanzati di Irgoli, Mario Mulas e Sara Cherchi, avvenuto il 3 settembre del 2008. Una vicenda che ieri mattina è tornata nelle aule di giustizia, in Corte d'assise d'appello a Sassari.
L'UDIENZA Davanti alla corte presieduta da Plinia Azzena, al procuratore generale Sergio De Nicola e all'avvocato di parte civile Gian Luigi Mastio, si è data lettura del dispositivo della sentenza di condanna e del ricorso presentato dal difensore di Dessena. In particolare, l'avvocato Rossi ha chiesto in via preliminare l'annullamento della sentenza di condanna e della testimonianza del comandante della stazione dei carabinieri di Orosei Lorenzo Zarra, basata sulle dichiarazioni del confidente Denis Derosas, accusatore di Dessena. Il legale ha chiesto la sua audizione: «Nel momento in cui chi accusa l'imputato non si presenta in aula - ha argomentato Rossi - , questo viola i principi del giusto processo». La difesa ha chiesto, inoltre, la trascrizione del contenuto di un cd, consegnato da un testimone, acquisito agli atti ma mai trascritto.
IL CELLULARE E poi la perizia sui tabulati telefonici che, secondo l'avvocato, «scagionano l'imputato in quanto, il 3 settembre, si trovava a dieci chilometri di distanza dal luogo del delitto». La sera del 3 settembre 2008, il cellulare di Andrea Dessena ha agganciato la cella di Orosei alle 21,48. «Come faceva ad essere ad Irgoli alle 21, 53 - scrive il difensore - organizzare l'appostamento, l'agguato e la fuga in sette minuti? Chi lo avrebbe accompagnato? Con chi avrebbe concordato l'agguato visto che i proiettili ritrovati risultano esplosi da due fucili diversi?». Domande che saranno affrontate nuovamente il prossimo 14 dicembre quando le parti torneranno in aula per la prosecuzione del dibattimento. A un anno esatto dalla sentenza di primo grado.
Antonio Brundu

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