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L'unione sarda. «Chiudono 27 aziende al giorno»

Tra fallimenti, tasse, credito e pagamenti inevasi della Pa

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Le aziende sarde chiedono uno scatto d'orgoglio alla politica. L'allarme sulla crisi - lanciato ieri anche in Sardegna da Rete imprese Italia (Cna, Confartigianato, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti) in occasione della mobilitazione nazionale - è riassunto dai numeri: nell'Isola chiudono 27 imprese al giorno, negli ultimi cinque anni sono fallite 3200 società artigiane, con la perdita di oltre seimila occupati. Solo nel 2012, il saldo negativo delle imprese del commercio è stato di 652 unità.
I CONSUMI Le associazioni aderenti alla Rete - in rappresentanza delle piccole realtà con meno di 20 addetti, il 98,5% in Sardegna - chiedono alla Regione di tamponare l'emorragia, che si riverbera direttamente sulle famiglie. Nell'arco di quattro anni, dal 2007 al 2011, la spesa annuale dei sardi è scesa del 13,3%, più del doppio rispetto alla Penisola.
LA BUROCRAZIA La Sardegna, insomma, soffre più di altre regioni, hanno sottolineato i rappresentanti della Rete. Ma non è tutto. La Pubblica amministrazione, invece di agevolare l'attività degli imprenditori, continua a rappresentare un macigno che sottrae risorse allo sviluppo. Ogni piccolo imprenditore consuma otto giorni al mese per far fronte agli impedimenti amministrativi. A fronte di questi ostacoli, spiegano i vertici di Rete imprese Italia, la macchina burocratica sarda è più che mai costosa e inefficiente.
IL PATTO DI STABILITÀ Nell'ipotesi di bilancio 2013, presentato a settembre dalla Giunta regionale al partenariato sociale, il costo diretto dell'amministrazione pubblica, al netto della Sanità, superava i 2,7 miliardi di euro. «Se si considera che il limite di impegno stabilito dal patto di stabilità per il 2013 è di 2,8 miliardi e il limite di spesa è pari a 2,2 miliardi», commenta Agostino Cicalò, numero uno di Confcommercio, «è difficile ipotizzare in queste condizioni ulteriori risorse per lo sviluppo e il sostegno alle imprese».
I DEBITI A tutto ciò si aggiungono i debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle aziende (80 miliardi a livello nazionale) e i tempi di pagamento, ormai biblici. Rete imprese Italia stima che in Sardegna bisogna aspettare mediamente 148 giorni per vedersi pagata una fattura, mentre se si ha a che fare con la Sanità si arriva a 308 giorni. «Finora», continua Cicalò, «le aziende non sono mai state remunerate con interessi sui ritardi: interessi che ammontano in Italia a 100 milioni di euro l'anno. Di contro», incalza Cicalò, «a fronte di una pressione fiscale reale che supera il 50%, le imprese in crisi - che non pagano tasse e contributi entro 60 giorni dalla scadenza - entrano nel circuito perverso di Equitalia».
IL CREDITO Come se non bastasse, l'accesso al credito resta proibitivo. Nel 2012, spiegano i numeri di Rete imprese Italia, i prestiti erogati al settore produttivo si sono ridotti del 5,5%, mentre i tassi di interesse sui finanziamenti a breve termine continuano a salire rispetto alla fine del 2011, raggiungendo l'8,2%.
Lanfranco Olivieri

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