In teoria sì, si fa. In pratica, è tutto da vedere. La riforma elettorale potrebbe iniziare il suo cammino in Consiglio regionale già stasera, o forse domani. Ma le incognite sono così tante che rischia lo stop. Anche perché la settimana prossima la Giunta potrebbe trasmettere la Finanziaria, bloccando ogni altra attività .
EURALLUMINA Il primo punto del menu dell'aula, oggi pomeriggio, sarà comunque la leggina che autorizza interventi finanziari della Sfirs a Portovesme, per le infrastrutture e il risparmio energetico. Ieri i capigruppo hanno accordato la procedura d'urgenza.
La questione dovrebbe scivolare via in fretta e così il punto successivo, la correzione delle regole per i referendum statutari. Dopodiché dovrebbe aprirsi la discussione sulla legge elettorale approvata dalla commissione Autonomia, presieduta dal sardista Paolo Maninchedda. Un testo molto completo, che nella prima parte cura il riequilibrio di poteri tra governatore e Consiglio (c'è per esempio la regola che vieta la ricandidatura al presidente che, dimettendosi, provoca il voto anticipato). La terza parte invece detta regole severe su incompatibilità , ineleggibilità e conflitto d'interessi. Diversi gruppi vorrebbero stralciare queste parti e votare per ora solo l'eliminazione del listino regionale, la conferma degli otto collegi elettorali e le norme sulla parità uomo-donna.
LE INCOGNITE Ma non è detto che tutti accettino. Tra l'altro si è dimesso dal ruolo di relatore il capogruppo Udc Giulio Steri: stamattina la commissione Autonomia ne sceglierà un altro, se fosse lo stesso Maninchedda sarebbe garantita una dura lotta contro lo stralcio.
E poi c'è il caso dei Riformatori, assenti ieri dalla conferenza dei capigruppo perché rifiutano di discutere qualsiasi legge che non sia la taglia-Province. «È inaccettabile occuparsi di ciò che interessa al Palazzo e non alla gente - attacca Franco Meloni - rinviando ciò che interessa alla gente e non al Palazzo, come hanno dimostrato i referendum di maggio. La legge elettorale si faccia dopo: per le Province c'è la scadenza del 28 febbraio, temiamo che l'inerzia serva a rendere inevitabile un'ulteriore proroga».
Quasi sicuramente i Riformatori diserteranno l'aula, se avvierà i lavori sulle regole del voto. Ma potrebbero anche porre un aut aut agli alleati, minacciando l'uscita dalla maggioranza e la crisi di Giunta per il tradimento dei referendum. «È stato definito un percorso che, dopo la legge elettorale, consentirà anche di sbloccare le altre riforme, Province comprese», sottolinea il capogruppo Pdl Pietro Pittalis: «Del resto era già definito un ordine del giorno che le prevedeva entrambe. La legge elettorale si può varare in fretta». Il Pd, per bocca di Giampaolo Diana, suggeriva un rinvio: «Poteva essere utile ai partiti un approfondimento per avere una larga intesa», spiega il capogruppo, «stiamo riscrivendo le regole generali: non si fa nell'interesse dell'uno o dell'altro». Non si possono escludere sorprese in aula.
LO SCONTRO Intanto, complice il clima elettorale, l'assessore al Lavoro Antonello Liori (candidato alla Camera per Fratelli d'Italia) e i Riformatori (sostenitori della Scelta civica montiana) polemizzano sugli ammortizzatori sociali.
L'assessore conferma «l'impegno della Regione nel reperire le somme per l'annualità 2012 degli ammortizzatori, dopo il mancato impegno del governo Monti». Ma secondo il coordinatore dei Riformatori Michele Cossa «l'assessore farebbe bene a stare zitto», perché «se c'è un tale fabbisogno è per le politiche del lavoro inadeguate». Per Franco Meloni «Liori abbaia contro Roma, chiedendo nuove elemosine per l'assistenzialismo peloso degli ammortizzatori». Liori ribatte a Cossa: «La difesa a oltranza del governo gli fa dimenticare che il suo partito è in maggioranza».
Giuseppe Meloni